La Dda di Torino ha chiuso l’indagine relativa all’operazione denominata “Geenna” scattata nel gennaio scorso, che avrebbe fatto luce sulle presunte infiltrazioni in Valle d’Aosta della ‘ndrangheta calabrese, coinvolgendo una ventina di persone.
Per 17 di queste, finite in carcere, i Pm piemontesi Stefano Castellani e Valerio Longi avevano chiesto gli arresti, poi eseguiti il 23 di gennaio dai Carabinieri di Aosta e del Ros, mentre altri tre sono stati invece indagati a piede libero.
L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato completato alla vigilia di ferragosto ma solo nelle scorse ore i difensori hanno iniziato a riceverlo e ora – ottenuto il corposo “fascicolo”, zuppo di intercettazioni, osservazioni e pedinamenti – potranno chiedere ai pubblici ministeri di sentire i loro assistiti, compiere eventualmente ulteriori atti d’inchiesta o depositare memorie e documenti.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Torino contesta agli indagati, a vario titolo, diversi reati che vanno dall’associazione mafiosa al concorso esterno, dal tentato scambio elettorale politico-mafioso all’estorsionetentata e consumata, dal traffico di stupefacenti alla detenzione e ricettazione di armi per finire al favoreggiamento personale.
Tra i coinvolti nell’inchiesta, con l’accusa di concorso esterno, risultano anche due politici: un consigliere regionale (ora sospeso), Marco Sorbara (51 anni), ex assessore alle Politiche sociali del Comune di Aosta; e Monica Carcea (44 anni), ex assessore alla Programmazione, Finanze e Patrimonio di Saint-Pierre (che si è dimessa dall’incarico). Entrambi hanno nel frattempo ottenuto la misura meno afflittiva dei domiciliari.
Secondo gli investigatori quest’ultimi avrebbero consentito alla locale ‘ndrangheta di interferire nella politica locale: la tesi è che la cosca ne abbia sostenuto la candidatura di uno di loro al Consiglio comunale di Aosta (Sorbara), supportandone l’azione politica e ovviamente ottenendo in cambio dei vantaggi dagli stessi in virtù dei ruoli ricoperti.
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