LA ‘NDRANGHETA in Piemonte torna a farsi sentire. I carabinieri del Ros, nell’ambito di un’inchiesta sulla presenza delle ‘ndrine calabresi nel nord ovest, hanno dato esecuzioni a nove misure cautelari. Le accuse nei confronti dei fermati sono di associazione mafiosa, concorso esterno, riciclaggio, estorsione, ricettazione e armi. Le indagini, condotte fra il 2014 e il 2021 dagli investigatori del Ros insieme ai colleghi della stazione di Leinì, si sono concentrate su un’articolazione territoriale delle famiglie di ‘ndrangheta, originarie di San Luca, operative a Torino e nella zona di Brandizzo.
Dopo le operazioni Minotauro (2011), Colpo di Coda (2012) e Platinum Dia (2022), che hanno portato a decine di arresti e altrettanti processi, ieri un’altra operazione anti ‘ndrangheta nel Piemonte, nel Chivassese, ribattezzata “Echidna”. I militari dell’Arma, coordinati dalla Dda di Torino, hanno svelato come il sodalizio, caratterizzato dalla tipica struttura mafiosa, abbia operato con sistematico ricorso all’intimidazione nei rapporti con i concorrenti e offerta di protezione a vittime di atti estorsivi, infiltrandosi nell’economia legale di quel territorio attraverso aziende di edilizia e trasporti, riconducibili al gruppo criminale, che hanno ricevuto, almeno a partire dall’anno 2014, commesse da appaltatori operanti nel settore autostradale (il cantiere autostradale A32 Torino-Bardonecchia) e nella realizzazione delle grandi opere per svolgere lavori di manutenzione del manto autostradale e movimento terra nella provincia di Torino.
Due persone, individuate quali vertice del sodalizio mafioso e direttamente coinvolte nei lavori sopra indicati, sono state raggiunte dalla misura cautelare della detenzione in carcere, al pari di un terzo soggetto partecipe della stessa articolazione territoriale, mentre un quarto soggetto, figura di vertice di una società controllata da una concessionaria del servizio autostradale, garantiva alle imprese riconducibili all’associazione risorse economiche ed appalti, è stato raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari. Ulteriori cinque misure cautelari domiciliari sono state emesse per reati di estorsione, ricettazione e detenzione illegale di armi.
Il giudice ha inoltre disposto, nei confronti di altri sette indagati, il sequestro preventivo di somme di denaro oggetto di riciclaggio, provento di un traffico illecito di rifiuti.