L’indagine, condotta dai carabinieri del Ros e del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Vibo Valentia e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, è nata da uno stralcio del procedimento “Rinascita-Scott”.
Secondo quanto documentato, l’omicidio sarebbe stato deciso dai vertici della cosca Lo Bianco, attiva nella città di Vibo Valentia, che vollero vendicare la morte del loro congiunto Leoluca Lo Bianco, ucciso nelle campagne di Vibo Valentia il primo febbraio 1992. Dalle investigazioni è emerso che i colpi di fucile che causarono la morte di quest’ultimo erano stati esplosi dall’interno di una proprietà di Filippo Piccione. Tale circostanza, ingenerò all’interno della cosca Lo Bianco, il sospetto di un coinvolgimento dell’imprenditore vibonese, secondo quanto ricostruito anche attraverso l’esame delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, costituendo, dunque, la causale dell’omicidio di Piccione.
Oltre ai due Lo Bianco, stamani i carabinieri hanno notificato avvisi di garanzia ad altre 8 persone: Michele Lo Bianco, di 73 anni, di Vibo, detto “U ciucciu”; Domenico Lo Bianco (79), di Vibo; Leoluca Lo Bianco (62), di Vibo, detto “U Rozzu”; Filippo Catania (70), di Vibo; Antonino Franzé (66), di Vibo; Vincenzo Barba (69), di Vibo; Alfredo Calafati (59), di Cessaniti; Paolino Lo Bianco (58), di Vibo. (ANSA).