(askanews) – “La ‘ndrangheta sfrutta la guerra per fare affari? Direi proprio di si. In passato, ho seguito per motivi di indagine, subito dopo la guerra nell’ex Jugoslavia, la mafia pugliese e albanese che andavano a comprare armi in Bosnia e Montenegro e hanno rivenduto le armi alla ‘ndrangheta barattandole con la cocaina, molte di queste armi le abbiamo ritrovate in Calabria”, così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, in uscita con il suo nuovo libro “Fuori dai confini”, ad affaritaliani.it.
“Abbiamo trovato anche esplosivo al plastico c3-c4, che è potentissimo – prosegue – Mezzo chilo di plastico corrisponde a un quintale di tritolo ed è facilmente malleabile e si può trasportare facilmente, è come la plastilina, anche un po’ più fluido della plastilina. Mi è capitato di vedere in tv delle armi molto più potenti rispetto a un bazooka e di fronte tale visione mi sono chiesto ‘ma perché quando sono state inviate queste armi in Ucraina non è stato installato anche un GPS all’interno per tracciarle?’ Non certo per motivi di denaro perché tanto anzi troppo ne è stato speso. La conseguenza però è che oggi purtroppo non sappiamo, e non sapremo mai, se tutte queste armi sono state utilizzate nella guerra o se alcune sono state messe da parte per altri fini. Perché, purtroppo, la storia ci insegna che durante le guerre, come c’è un mercato nero sui generi alimentari, c’è anche un mercato nero delle armi. Nella storia è sempre accaduto questo. Le armi finiscono anche alle mafie”.