“Questa indagine e’ una pietra angolare nella conoscenza della ‘ndrangheta e di questa nuova frontiera” del crimine di matrice calabrese che si serve dei “colletti bianchi” per gestire il potere”. Lo ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, questa mattina arrivando nell’aula bunker di Rebibbia, a Roma, dove si tiene la prima udienza preliminare dell’inchiesta “Rinascita-Scott“, con 456 imputati, fra i principali esponenti dei clan di Vibo Valentia e di altre ‘locali’ della Calabria. Il calendario delle udienze prevede almeno 10 appuntamenti nell’aula bunker del penitenziario romano in attesa che venga ultimata una struttura simile a Lamezia Terme, nell’ex area industriale. Il procuratore capo di Catanzaro – parlando con il Tg1 e il Tg3 – ha sottolineato come “in questo processo c’e’ un’altissima percentuale di colletti bianchi e di quella che si definisce ‘zona grigia’, fatta di molti professionisti e uomini dello Stato infedeli che hanno consentito a questa mafia di pastori, caproni e gente rozza, con la forza della violenza e dei soldi della droga, di entrare mani e piedi nella pubblica amministrazione e nella gestione della cosa pubblica“. Per numeri e imputati, e per la sua valenza, l’indagine, Rinascita-Scott e’ stata associata al primo maxi-processo della storia delle inchieste di mafia, celebrato all’Ucciardone di Palermo: “Non mi accosto a quei grandi uomini che sono stati i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – ha affermato Gratteri – ma questo e’ uno step di un disegno nato il 16 maggio del 2016, quando mi sono insediato alla procura di Catanzaro. Da quel giorno, insieme ai miei collaboratori, abbiamo pensato di costruire questa tipologia di indagine, non con pochi indagati, ma che abbia l’intento di spiegare il disegno unitario di questa ‘ndrangheta asfissiante, che davvero toglie il respiro e il battito cardiaco alla gente“.