Condanne per circa 3 secoli di carcere sono stati richieste dal sostituto procuratore Diego Capece Minutoli a conclusione della requisitoria del processo in ordinario scaturito dall’operazione “European ‘ndrangheta connection – Pollino” che riguarda 18 imputati, di cui uno nel frattempo deceduto. Le pene richieste variano da un minimo di 6 a un massimo di 30 anni, le più severe riferibili ai presunti vertici dell’organizzazione indagata nel corso della maxinchiesta scattata tra Italia, Germania, Paesi Bassi e Belgio, in un’azione comune contro la ‘ndrangheta e le sue proiezioni in Europa e nel Sud America, nel quadro di un’organica ricostruzione di molteplici attività delittuose poste in essere, sul territorio nazionale e all’estero, da diversi esponenti di affermate e risalenti famiglie della criminalità organizzata calabrese, operanti principalmente nel cuore della Locride.
Gli imputati rispondono, a vario titolo e con modalità differenti, di reati che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso al favoreggiamento alla partecipazione ad un’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, alla detenzione e/o cessione di droga, a tentativi di importazione di droga, di riciclaggio, intestazione fittizia ed altro.
Se nella prima parte della requisitoria il pubblico ministero della Procura antimafia reggina si era soffermato sull’importanza che hanno assunto la tecnologia del captatore informatico e le intercettazioni sui telefoni ritenuti da alcuni degli indagati “sicuri”, nel corso della seconda parte il dottore Capece Minutoli ha richiamato l’attenzione dei giudici del Tribunale di Locri sul rapporto strategico assunto dal “gruppo campano” ed ha evidenziato i forti legami e gli intrecci delle consorterie criminose della Locride all’estero, dove si punta per il reimpiego dei capitali provenienti dal traffico internazionale di cocaina.
Rocco Muscari tratto da Gazzetta del Sud – Reggio