Si è aperto, al tribunale di Murcia il processo per l’omicidio di Giuseppe Nirta, 52enne originario di San Luca, ma a lungo operativo in Valle d’Aosta e, agli albori dell’inchiesta Geenna, durante la quale si è consumato il delitto, considerato dagli investigatori uno dei referenti dei traffici di stupefacenti internazionali della ‘ndrangheta di passaggio dalla Valle d’Aosta.
Sul banco degli imputati la compagna dell’uomo Cristina Elena Toma, unica accusata del delitto avvenuto la sera del 9 giugno 2017 davanti alla villa dell’uomo fuori Murcia. La donna si è sempre detta innocente e sostiene che a colpire Nirta con sette colpi di pistola siano stati dei sicari. Non così la pensa la Guardia Civil spagnola e la procura che nel gennaio scorso ha chiesto il processo che proseguirà nei prossimi giorni.
La vittima era fratello di Bruno Nirta, per carabinieri e Dda di Torino al vertice della locale aostana di ‘ndrangheta e condannato l’anno scorso, nel secondo grado del processo Geenna, a 12 anni 7 mesi e 20 giorni di reclusione.
L’avvocato dell’imputata ha ribadito ancora oggi la posizione di totale estraneità al delitto della sua assistita. Il 3 maggio dovrebbe esserci la sentenza. Toma rischia 26 anni di carcere.
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