La Polizia di Stato, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sta eseguendo dalle prime ore di oggi diverse misure cautelari e sequestri di beni a carico di soggetti indagati per associazione mafiosa ed altri reati, ritenuti affiliati alle cosche di ndrangheta Libri e Tegano-De Stefano di Reggio Calabria. L’operazione si svolge sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri. A Reggio Calabria ed in altre città italiane i poliziotti stanno eseguendo numerosi provvedimenti restrittivi disposti dal Gip a carico di soggetti indiziati, a diverso titolo, e allo stato del procedimento in fase di indagini preliminari, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
L’indagine condotta dalla Squadra Mobile, in particolare, ha colpito presunti esponenti delle cosche Libri e Tegano-De Stefano del mandamento centro di Reggio Calabria, tra le quali vigeva un accordo spartitorio per le estorsioni da eseguire in alcune aree della città. Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti restrittivi è in corso il sequestro preventivo di 11 società riconducibili ad imprenditori a cui viene, invece, contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
28 arresti e 11 società sequestrate
È di 28 arresti (23 dei quali in carcere e 5 agli arresti domiciliari) eseguiti e 11 società sequestrate il bilancio dell’operazione “Atto Quarto”. I destinatari dei provvedimenti sono accusati, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti ed altro. Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo di 11 società riconducibili ad imprenditori indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria sotto le direttive della Procura della Repubblica costituiscono il seguito (da qui il nome convenzionale Atto Quarto) delle operazioni Theorema – Roccaforte, Libro Nero e Malefix contro le cosche Libri, De Stefano e Tegano, che già avevano portato all’emissione di misure cautelari. Le ultime indagini, basate su intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, ma anche sulle dichiarazioni di un imprenditore vittima di estorsione, avrebbero consentito di accertare la perdurante operatività della cosca Libri non solo nella storica roccaforte costituita dal quartiere di Cannavò e zone limitrofe, ma anche la sua influenza nei quartieri di Condera, Reggio Campi, Modena, Ciccarello, San Giorgio, nelle frazioni di Gallina, Mosorrofa, Vinco e Pavigliana nonché nella zona centro di Reggio Calabria, porzione di territorio quest’ultima all’interno della quale sarebbero in vigore accordi spartitori con le consorterie De Stefano e Tegano.
Procuratore Bombardieri: “Alcuni arrestati usciti dal carcere hanno subito ripreso loro attività illecita”
“Oggi abbiamo tratto in arresto soggetti indagati e condannati per associazione di stampo ‘ndranghetista che appena usciti dal carcere hanno pienamente ripreso, dopo anni e anni, quell’attività che avevano lasciato entrando in carcere”. A dirlo il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, incontrando i giornalisti in merito all’operazione “Atto quarto” che ha portato a 28 arresti. Emblematico il caso di Edoardo Mangiola, capo del locale di Spirito Santo, che – come ha raccontato il capo della Squadra mobile reggina Alfonso Iadevaia – dal carcere riusciva a gestire tutte le attività, disponendo ordini per gli altri sodali della cosca e addirittura offrendo partite di sostanze stupefacenti la cui trattativa era affidata al figlio, oggi 23enne, Beniamino, incaricato dal padre di recuperare una partita di 800 gr di cocaina da un garage del Nord Italia. Emersa, inoltre, la facilità della cosca Libri di interloquire con gli altri mandamenti sul territorio cittadino, e la gestione consociativa delle estorsioni che venivano amministrate anche in funzione delle necessità di altre cosche del territorio cittadino in difficoltà per gli affetti di attività investigative e processi.
“Un operazione – ha spiegato il questore Bruno Megale – caratterizzata da attività di tipo tradizionale e molto intensa sul terreno che ha rivelato l’esistenza, da una parte di imprenditori che erano in qualche modo funzionali agli interessi dell’organizzazione mafiosa, che riuscivano a fare lavori anche importanti nel territorio cittadino e provinciale. Nei loro confronti è stato disposto il sequestro dell’intero patrimonio aziendale, perché la loro attività si era sviluppata grazia alla cointeressenza con l’organizzazione mafiosa ed erano diventate particolarmente importanti. Fortunatamente c’è una incoraggiante quota di imprenditori onesti che hanno denunciato per le pressioni estorsive ricevute, che riteniamo incoraggiante”. Un altro aspetto evidenziato da Megale, è “l’attualità e l’importanza della cosca Libri per i legami – ha detto – con le più importanti consorterie reggine, come, per esempio quella dei De Stefano-Tegano, e l’operatività di questi legami interconnessi sia con le cosche cittadine, e sia con quelle del versante tirrenico e ionico della provincia reggina”.