Dal polo archeologico di Locri Epizefiri al ripristino e sistemazione della rete idrica a Natile, dalla risistemazione della tratta ferroviaria a Condofuri, all’adeguamento della statale 12, per poi passare dalla costruzione del collettore fognario in diversi paesi alla realizzazione del centro di solidarietà Santa Marta della Diocesi Vescovile di Locri-Gerace. Sono decine gli appalti e le opere su cui i clan della Locride avevano diramato i propri tentacoli. Tutto questo emerge dall’operazione “Mandamento jonico”, compiuta stamani dai Carabinieri del Ros centrale e dai militari del comando provinciale di Reggio Calabria. Su ordine dei sostituti procuratori, Antonio De Bernardo, Simona Ferraiuolo e Francesco Tedesco sono state fermate 116 persone. Stando alle carte dell’inchiesta non c’è cantiere su cui i clan non siano intervenuti, condizionando i soggetti che partecipavano i bandi, raggiungendo accordi preventivi o attraverso ditte intestate a prestanome. Ma l’edilizia non era l’unico affare della ‘Ndrangheta. Anche l’agricoltura, sovvenzionata da fondi comunitari, è diventata per le ‘ndrine un rubinetto di milioni di euro grazie ad una “rete di complicità” che sembra spingersi fino agli uffici della Regione Calabria. Al momento non risultano esserci funzionari o dirigenti regionali coinvolti, ma non è escluso che l’indagine “Mandamento jonico” possa spingersi anche in questa direzione. Al centro dell’attività investigativa c’è infatti, una gigantesca truffa che avrebbe permesso ai clan di Platì, non solo di ricevere ingenti finanziamenti, ma anche di procedere a false assunzioni. Le famiglie mafiose degli Strangio, Sergi, Barbaro, attive nella fascia aspromontana della Locride, sarebbero poi riuscite ad addentrarsi nei ranghi della Forestale e sarebbero state più impegnate a gestire gli affari del clan o i terreni del capo, che a svolgere i propri turni di lavoro. A permettere tutto questo, rivelano gli inquirenti, uomini su cui i clan potevano contare all’interno dell’amministrazione, come i direttori dei lavori, Bruno Zappia e Rocco Zito, ex assessore del Comune di Careri, coinvolti nell’indagine dell’Arma.

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