Era riuscito a far perdere le proprie tracce per quasi un anno, quando dopo il naufragio avvenuto a Steccato di Cutro lo scorso 26 febbraio  riuscì ad allontanarsi rapidamente dal luogo della tragedia. E non era andato poi molto lontano: si trovava già in carcere a Lecce, coinvolto in un’altra operazione svolta dalla Guardia di Finanza.

Si chiude così il cerchio attorno agli scafisti coinvolti nel grave naufragio che è costato la vita a 94 persone. Nelle scorse settimane ai superstiti è stato mostrato il volto dell’uomo, di nazionalità siriana, ampiamente riconosciuto dai migranti.

La presenza del sesto scafista era stata confermata già da alcune indagini avviate nell’immediato, durante le quali erano stati analizzati i telefoni dei migranti ed alcuni dati estrapolati dal Sistema Automatico di Riconoscimento Immagini.

Anche per lui, l’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio colposo di imbarcazione adibita a trasporto di persone nonché di morte come conseguenza del delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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