Giorgia Meloni ha giurato da presidente del Consiglio. Il giuramento nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dopo la lettura della formula di rito si è così compiuto l’atto formale con il quale diventa ufficialmente la nuova premier.
Presidente del Consiglio dei ministri: Giorgia Meloni
Romana, classe 1977, ha cominciato a fare politica quindicenne (esattamente 30 anni fa), entrando nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile che faceva capo al Movimento sociale italiano. Nel 1996 è responsabile nazionale di Azione studentesca, ulteriore avvicinamento ad Alleanza nazionale, il partito erede dell’MSI (del quale conserva nel simbolo la “fiamma”). Nel ’98 è consigliere provinciale a Roma, due anni dopo coordinatrice nazionale di Azione Giovani (i “giovani” di An); nel 2004 ne è eletta presidente. Due anni dopo entra alla Camera dei deputati (a 29 anni è la più giovane parlamentare della XV legislatura, divenendo anche vicepresidente di Montecitorio). Dal 2008 al 2011 è ministro per la Gioventù del governo Berlusconi IV (la più giovane ministra della storia repubblicana). Nel 2012 esce dal Popolo delle Libertà e fonda Fratelli d’Italia, di cui assume la presidenza due anni dopo. Alle elezioni politiche del 2018 FdI raccoglie il 4,33%. Il 25 settembre scorso il partito da lei guidato arriva primo, ottenendo il 26% dei voti.
Ministro degli Esteri: Antonio Tajani (anche vicepremier)
Romano, 69 anni, coordinatore nazionale di Forza Italia ed ex presidente del Parlamento europeo (2017-2019). Giornalista e militare dell’Aeronautica, i primi passi nel movimento monarchico, è tra i fondatori di Forza Italia nel 1994. Sconfitto da Walter Veltroni alle comunali a Roma nel 2001, dal 2008 al 2014 ricopre il ruolo di Commissario europeo, prima ai Trasporti e successivamente all’Industria. Oggi, si corona il sogno di una vita: diventa ministro.
Ministro dell’Interno: Matteo Piantedosi
Campano, 59 anni, attuale prefetto di Roma, è stato capo di gabinetto del Viminale in tre diversi governi, l’ultima volta sotto Matteo Salvini. 2018: è l’epoca del blocco degli sbarchi, quando viene indagato per sequestro di persona in merito alla vicenda della nave Diciotti; ne esce senza ulteriori coinvolgimenti penali. Studi a Bologna, per otto anni svolge il ruolo di capo di gabinetto nella Prefettura del capoluogo emiliano, dove torna nel 2017 in qualità di prefetto, dopo aver ricoperto lo stesso incarico a Lodi. Ha ottimi rapporti con i vertici delle Forze dell’ordine.
Ministro dell’Economia: Giancarlo Giorgetti
Classe 1966, laureato in Economia alla Bocconi, commercialista e revisore contabile, da una vita nella Lega. Giancarlo Giorgetti, l’altra faccia del Carroccio rispetto a Matteo Salvini, è in politica da decenni: è stato sindaco del suo paese, Cazzago Brabbia (in provincia di Varese), dal 1995 al 2004 e segretario della Lega lombarda per dieci anni (2002-2012). Ha poi svolto diversi incarichi a livello nazionale: deputato da 26 anni, è stato sottosegretario di Stato alle Infrastrutture e trasporti (2001), presidente della Commissione Bilancio della Camera (2001-2006), capogruppo del partito alla Camera per due legislature e sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Conte I. Esce dal governo Draghi (voluto personalmente dall’ex banchiere centrale) come ministro dello Sviluppo economico ed entra nell’esecutivo Meloni.
Ministro della Giustizia: Carlo Nordio
Magistrato trevigiano, 75 anni, è l’antitesi della cosiddetta “toga rossa”, il “partito dei giudici” da sempre schierati contro il centrodestra. Lui, invece, ha orgogliosamente condotto una battaglia diversa dall’interno della magistratura, criticandone alcuni eccessi (come l’abuso della custodia cautelare) fin dai tempi di Mani Pulite. Da pm ha seguito importanti inchieste sulle Brigate rosse in Veneto e sulle Coop. Ma lo si ricorda soprattutto per lo scandalo del Mose a Venezia (2014), quando da procuratore aggiuntò si soffermò sulla “avidità insaziabile” dei coinvolti nello scandalo, tra cui l’ex presidente della regione Giancarlo Galan. Candidato al Quirinale alle ultime elezioni presidenziali, viene poi eletto alla Camera alle Politiche del 25 settembre scorso. Con il preciso obiettivo di approdare a via Arenula.
Ministro della Salute: Orazio Schillaci
Calabrese, 56 anni, rettore dell’Università di Tor Vergata di Roma dal 2019, era già stato preside della Facoltà di medicina e chirurgia dell’ateneo romano. Medico nucleare, è stato nominato dal ministro uscente Roberto Speranza membro del Comitato scientifico dell’Istituto superiore di sanità. Durante gli anni della pandemia di Covid si è esposto pochissimo, rispetto ad alcuni colleghi più “loquaci” (Guido Rasi e Francesco Rocca erano dati per favoriti al suo posto). Giorgia Meloni, scegliendolo come titolare del dicastero di viale Ribotta, ha confermato di voler puntare su un tecnico per un ministero chiave del suo esecutivo.
Ministro delle Infrastrutture: Matteo Salvini (anche vicepremier)
Torna a ricoprire la carica di vicepremier (lo era già stato nel governo Conte I, quando aveva gestito il ministero dell’Interno, a cui puntava anche in questa tornata): Matteo Salvini, milanese, classe 1973, da dieci anni segretario della Lega, si occuperà di Infrastrutture e trasporti (il dicastero che ha competenza sui porti, di concerto con il Viminale). Consigliere comunale nella sua Milano in piena Tangentopoli, viene eletto nel Parlamento europeo a trent’anni. Eredita da Umberto Bossi un partito travolto dagli scandali, ad un misero 4%, e lo fa balzare al 17,36% di quattro anni fa. Stringe un patto di governo col M5S, con cui governa meno di un anno. Il suo miglior risultato è alle Europee 2019, quando la Lega a guida Salvini supera il 34%. Lo scorso 25 settembre, alle ultime Politiche, il Carroccio crolla all’8% ma pur sempre in una coalizione vincente.
Ministro della Difesa: Guido Crosetto
Cuneese, tra i fondatori di Fratelli d’Italia, fedelissimo di Giorgia Meloni, con cui ha da sempre formato la simpatica coppia “il gigante e la bambina” (celebre la scena in cui Crosetto prese in braccio la neopremier). Inizi democristiani, è stato un giovane consigliere economico del premier Goria a fine anni Ottanta. Sindaco di Marene (Cuneo) dal 1990 al 2004, entra in Parlamento nel 2001: nel governo Berlusconi IV è sottosegretario alla Difesa (lo stesso in cui Meloni è ministra della Gioventù). Oltre alla politica, l’altro suo ambito d’azione è l’imprenditoria: manager di lungo corso, guida la federazione delle aziende per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza. Dal 2020 è anche presidente del cda di Orizzonte sistemi navali.
Ministro dello Sviluppo economico (Imprese e made in Italy): Adolfo Urso
Nella scorsa legislatura è stato presidente del Copasir. Ma la carriera politica di Urso (nato a Padova da genitori siciliani nel 1957) affonda in un lontano passato, quando c’era ancora il Movimento sociale italiano: all’ombra della “fiamma”, infatti, entra in Parlamento nel 1994. Accanto a Gianfranco Fini nella transizione dall’MSI ad Alleanza nazionale, si è poi avvicinato a Meloni quando i destini della destra si sono divaricati irrimediabilmente con la svolta dell’ex presidente della Camera, che diede vita a Futuro e libertà. Indicato dalla neopremier come capo del Comitato per la sicurezza della Repubblica, Urso ha gestito la delicata fase della guerra in Ucraina, gestendo l’invio delle armi a Kiev e ribadendo la collocazione internazionale dell’Italia nello scacchiere internazionale.
Ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare: Francesco Lollobrigida
Il ministro-cognato: spetterà al marito di Arianna Meloni, sorella della neopremier, gestire i dossier relativi alle politiche agricole e alla “sovranità alimentare”, come la prima presidente del Consiglio donna ha voluto ribattezzare uno dei quindici dicasteri con portafoglio. Cinquant’anni, di Tivoli, nipote della “star delle maggiorate” Gina Lollobrigida, Francesco detto “Lollo” è uno dei più stretti componenti dell’inner circle meloniano. Tra i fondatori di Fratelli d’Italia nel 2012, si è iscritto da adolescente al Fronte della gioventù. Responsabile nazionale di Azione giovani, ricopre il ruolo di consigliere comunale a Subiaco dal 1996 al 2000, per poi diventare consigliere provinciale a Roma dal 1998 al 2003. Dal 2005 al 2006 è assessore allo sport, cultura e turismo nel comune di Ardea; nello stesso anno “fa il salto” e diventa consigliere regionale nel Lazio. Assessore ai trasporti e alla mobilità (2010-2013) nella giunta regionale di Renata Polverini, segue Giorgia Meloni nel passaggio dal Pdl a Fratelli d’Italia. Nell’ultima legislatura è stato eletto capogruppo alla Camera, incarico confermato all’inizio dell’attuale. Ora, la promozione a ministro. Restando sempre cognato.
Ministro dei Rapporti col Parlamento: Luca Ciriani
Altro fedelissimo della neopremier, Ciriani è uno degli uomini che incarnano la storia di Fratelli d’Italia, per aver cominciato giovanissimo nelle file del Movimento sociale italiano e – passando per An e il Popolo delle libertà – esser approdato al partito vincitore delle ultime elezioni. Friulano, 55 anni, una vita per la politica, dalla gavetta come consigliere nel comune d’origine fino alle istituzioni nazionali (con un transito in regione). È stato anche responsabile della comunicazione di una multinazionale attiva nel settore alimentare. Nella scorsa legislatura è stato capogruppo di FdI al Senato.
Ministra della Famiglia: Eugenia Roccella
Una delle nomine che, a giudicare dalle prime reazioni, sarà tra le più controverse del nuovo governo: figlia di uno dei fondatori del Partito Radicale, 68 anni, portavoce del Family day (la manifestazione convocata per contrastare il primo progetto di legge sul riconoscimento delle unioni civili, ai tempi del secondo governo Prodi), Roccella è stata eletta nel 2008 con il Popolo della libertà (dopo gli anni giovanili nel movimento femminista). Nel 2008 diventa sottosegretaria al Lavoro, un anno dopo alla Salute. Negli anni, non ha mai fatto mistero della sua contrarietà all’uso della pillola RU486 o alla procreazione assistita. La scelta di posizionarla al ministero della Famiglia è tra le più identitarie e “di bandiera” del nuovo governo a guida Meloni.
Ministro per le Politiche del mare e per il Sud: Nello Musumeci
Nato a Militello in Val di Catania (come Pippo Baudo) nel 1955, la vita di Sebastiano – detto Nello – Musumeci è stata segnata da grandi dolori (la perdita di un figlio in giovane età) e da diversi impegni politici nella sua Sicilia. Senza dimenticare gli incarichi a livello nazionale: è stato sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali del governo Berlusconi VI. Europarlamentare, presidente della provincia di Catania, infine presidente della Regione tra il 2017 e il 2022, ha dovuto rinunciare ad un secondo mandato in cambio della candidatura al Parlamento nazionale. Che ora si completa con l’ingresso in Consiglio dei ministri. E un posto di prestigio a coronamento di una lunga carriera, sempre nel solco della destra sociale.
Ministro per gli Affari Europei: Raffaele Fitto
Pugliese di Maglie (lo stesso comune in cui nacque Aldo Moro, nel cuore del Salento, provincia di Lecce), Raffaele Fitto non è nuovo alla politica. Presidente della regione Puglia dal 2000 al 2005, è stato ministro nell’ultimo governo Berlusconi, agli Affari regionali (2008-2011). Ma forse si può dire che il suo primo e più grande interesse sia l’Europa (eletto la prima volta al Parlamento di Strasburgo nel 1999): oggi è co-presidente del gruppo Conservatori e riformisti europei, quello di cui fa parte Fratelli d’Italia. E proprio nelle sedi europee si è accreditato da tempo come uno dei volti più rassicuranti del partito, accreditando a sua volta Giorgia Meloni quale leader di sicura fede atlantista e, appunto, europeista. Collocazione più coerente non ci poteva essere.
Ministra del Turismo: Daniela Santanchè
Altra cuneese – come Crosetto – del nascente governo, Daniela Granero (Santanchè è il cognome del suo primo marito), detta “la Pitonessa”, è imprenditrice, protagonista da anni del gossip nazionale, amica e sodale in affari di Flavio Briatore, ex compagna di Alessandro Sallusti. Nata in An, come si è visto nella parabola di molti altri colleghi di partito, è infine approdata a Fratelli d’Italia. Celebre l’imitazione che le cucì addosso Paolo Cortellesi, ai tempi (2008) della sua candidatura a premier con “La Destra-Fiamma tricolore”. Che un’altra donna di destra, come lei, conquisti la premiership, dopo la sua battaglia-simbolo di 14 anni fa, non può che essere motivo d’orgoglio per la senatrice Santanchè, vincitrice nel collegio uninominale di Cremona nella sfida contro Carlo Cottarelli. Un match che meritava per premio un posto da ministro.
Ministro della Cultura: Gennaro Sangiuliano
È uno degli osservatori della neopremier di più lungo corso. Giornalista napoletano, scrittore, attuale direttore del Tg2, “Jenny” Sangiuliano fin dalla sua apparizione pubblica alla Conferenza programmatica del partito, a Milano, non ha fatto mistero della stima che prova per Giorgia Meloni da tempi non sospetti. Inizi nel Fronte della Gioventù come consigliere di circoscrizione a Soccavo, è stato direttore del Roma (1996-2001), vicedirettore di Libero e collaboratore del Foglio, dell’Espresso e del Sole 24 Ore. Vicedirettore del Tg1 dal 2009 al 2018, anno in cui è approdato alla direzione del Tg2. Autore di una fortunata biografia su Vladimir Putin (insieme a libri divulgativi su Hillary Clinton, Ronald Reagan e Donald Trump).
Ministra del Lavoro: Marina Calderone
Figura tecnica ma alla giusta distanza dalla politica. Il curriculum di Maria Elvira Calderone (sarda, 57 anni) è di tutto rispetto: laureata in Economia aziendale internazionale, è consulente del lavoro e da ben 17 anni presiede il Consiglio nazionale dell’Ordine. Consigliera di amministrazione di Leonardo (2014-2020), è stata in predicato per diventare presidente dell’Inps, l’istituto di previdenza dove il marito sedeva fino a poche ore fa in Cda. E proprio con il coniuge, Rosario De Luca, ha fondato una società di consulenza che assiste le imprese in contenziosi e licenziamenti. Si è espressa a favore della massima flessibilità contrattuale (dai voucher ai contratti di apprendistato) e di una più facile licenziabilità dei dipendenti pubblici. È del tutto contraria al salario minimo previsto per legge, mentre ha una posizione intermedia sul Reddito di cittadinanza (non lo abolirebbe ma permetterebbe anche alle società private di occuparsi della collocazione dei percettori della misura).
Ministro degli Affari regionali: Roberto Calderoli
Storico esponente della Lega, bergamasco e chirurgo maxillo-facciale, Roberto Calderoli è passato agli annali del politica per aver partorito il cosiddetto “Porcellum”, la legge elettorale definita su sua stessa ammissione “una porcata”, poi bocciata. Fine conoscitore dei regolamenti parlamentari, tanto da essere stimato anche a sinistra, era in pole per la presidenza del Senato, dopo esserne stato a lungo vice; candidatura poi ceduta in extremis all’alleato La Russa. In politica da trent’anni sotto l’ala protettiva del Senatur (“Bossi è l’unica guida che riconosco”), è stato ministro per le Riforme istituzionali (2004-2006) e per la Semplificazione normativa (2008-2011) nei governi Berlusconi II e VI. Lo si ricorda anche per alcune esternazioni “sopra le righe”, soprattutto contro l’Islam: come quando mostrò in diretta tv una maglietta con la stampa di alcune vignette irrisorie nei confronti di Maometto, che suscitarono violenti proteste fuori dell’ambasciata italiana a Tunisi e al Consolato italiano a Bengasi, in Libia. Ma è stato anche “ministro-piromane”: nel marzo 2010, bruciò simbolicamente decine di scatoloni contenenti “leggi inutili” (calcolò che fossero 375 mila), annunciando di aver fatto risparmiare allo Stato centinaia di milioni di euro.
Ministro dell’Istruzione: Giuseppe Valditara
61 anni, milanese di nascita ma torinese di adozione, è docente di Diritto romano all’Università del capoluogo piemontese. Senatore di Alleanza nazionale per tre legislature, ha però mosso i primi passi nella Lega di Gianfranco Miglio, con cui scrisse la Costituzione federale del Carroccio. E proprio nella Lega, poi a guida Salvini, ha studiato il federalismo, declinato negli anni in “sovranismo”. Era già capo dipartimento a viale Trastevere per la Formazione superiore e la ricerca (sotto Bussetti, governo Conte I). Nel Berlusconi VI, invece, scrisse la riforma dell’Università targata Gelmini, diventandone relatore di maggioranza in Parlamento.
Ministra della Disabilità: Alessandra Locatelli
Per lei è un ritorno: nel governo Conte I, anche se solo per poche settimane, è stata ministra della Disabilità e della Famiglia. Comasca, laureata in Sociologia, ha lavorato nel campo dell’assistenza alle persone affette da disabilità psichica; è molto vicina a Matteo Salvini. Responsabile del partito della sua città dal 2016, l’anno seguente è diventata vicesindaca. Quattro anni fa l’approdo in Parlamento. Ora l’ingresso al governo.
Ministra delle Riforme: Maria Elisabetta Alberti Casellati
Dallo scranno più alto di Palazzo Madama al ruolo di responsabile delle Riforme istituzionali nel nuovo governo, l’avvocatessa matrimonialista Maria Elisabetta Alberti Casellati è in Forza Italia dal 1994. Silvio Berlusconi, infatti, la voleva fortemente come ministro della Giustizia, in un lungo braccio di ferro con la neopremier poi vinto da Giorgia Meloni. Nel 2004 è sottosegretario al ministero della Salute (governo Berlusconi II); rieletta al Senato nel 2006, è vicepresidente del gruppo di FI. Alle elezioni del 2008 viene rieletta in Senato e dal 2008 al 2011 ricopre l’incarico di sottosegretario al ministero della Giustizia nel governo Berlusconi IV. Riconfermata senatrice alle elezioni del 2013, è capogruppo del suo partito. Nel 2014 viene eletta dal Parlamento al Consiglio superiore della magistratura. Nella XVIII legislatura presiede l’assemblea del Senato, diventando la prima donna a ricoprire la seconda carica dello Stato.
Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin
Biellese, classe 1954, è dottore commercialista, revisore dei conti e consulente d’impresa. È stato consigliere comunale di Gifflenga (BI) dal 1975 al 1980; dal 1985 al 1994 ha ricoperto la carica di vicesindaco di Biella. Nel 1995 e nel 2000 entra nel Consiglio regionale del Piemonte con Forza Italia e nominato assessore a Industria, Artigianato e Commercio. Nel 2005 è rieletto per la terza volta in Consiglio regionale, diventandone vicepresidente. Entra in Parlamento nel 2008 nelle file del Popolo della libertà. Nel 2013 torna nel suo Piemonte come vicepresidente. Un anno dopo si candida alla presidenza della regione per Forza Italia e viene eletto in Consiglio regionale; è scelto come capogruppo del partito nell’assemblea regionale fino al 2018, quando torna in Parlamento. Dal marzo 2021 è sottosegretario allo Sviluppo economico, un mese dopo diventa viceministro.
Ministra dell’Università e della Ricerca: Annamaria Bernini
Nata nel 1965 a Bologna, figlia di Giorgio Bernini (che fu ministro nel primo governo Berlusconi), è da sempre vicina al Cavaliere anche se ha avuto una parentesi finiana (entra in Parlamento nel 2008 con Alleanza nazionale). È già stata ministro (Politiche europee) da luglio a novembre 2011. Nella XVIII legislatura ha ricoperto il ruolo di capogruppo di Forza Italia. Si parla di un’antica rivalità con la collega di partito Elisabetta Casellati.
Ministro per lo sport e i giovani: Andrea Abodi
Un manager da una vita nello sport: Abodi arriva a questa collocazione dopo una lunga esperienza “in campo”; dal 2010 al 2017 è stato presidente della Lega di Serie B. Nel 2017 viene nominato presidente dell’Istituto per il credito sportivo ed è consigliere dell’Abi. Romano, 62 anni, laureato alla Luiss, ha iniziato la carriera nel 1987, ricoprendo fino al 1994 il ruolo di direttore marketing per l’Italia di Img, una multinazionale americana leader nell’organizzazione e gestione degli eventi, dei diritti e dei talenti sportivi. Tra i molti incarichi ricoperti, nel 2009 ha guidato da vicepresidente esecutivo e direttore generale il Comitato organizzatore della fase finale dei Campionati mondiali di Baseball. È vicepresidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, della Fondazione Giulio Onesti e dell’Associazione culturale Mecenate 90. Nel 2021 è stato designato componente del Comitato permanente di promozione del turismo in Italia. Il 26 gennaio scorso è stato nominato componente dell’Osservatorio nazionale del turismo.
Ministro della Pubblica amministrazione: Paolo Zangrillo
Nato a Genova nel 1961 ed eletto in Parlamento per la prima volta con Forza Italia nel 2018, è fratello minore di Alberto Zangrillo, presidente del Genoa e medico personale di Silvio Berlusconi (primario di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele di Milano). Si laurea in Giurisprudenza all’Università di Milano nel 1987, iniziando la sua carriera come manager alla Magneti Marelli, dove rimane fino al 2005. Il 18 ottobre 2018 viene scelto come commissario regionale di Forza Italia in Piemonte e in Valle d’Aosta. Alle ultime elezioni, è stato eletto in Senato.
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Alfredo Mantovano
Politico e magistrato leccese, 64 anni, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma. Dal 1985 al 1987 è pretore al Tribunale di Ginosa, in provincia di Taranto, e dal 1988 al 1996 giudice a Lecce nella sezione penale. Intanto, nel 1995 assume il ruolo di capo dell’ufficio legislativo del ministero dell’Agricoltura. Nel 1996 l’ingresso in politica: per tre legislature è deputato, prima di An e poi del Popolo della Libertà; nella quindicesima (2006-2008) viene eletto nella circoscrizione Puglia in Senato, dove diventa membro della commissione Affari costituzionali e del Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e di sicurezza. Sottosegretario agli Interni nel 2001 nel secondo governo Berlusconi, torna nello stesso ruolo nel 2008 nel terzo esecutivo del Cavaliere. Il rientro in magistratura risale al 2013.
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