Caro Sindaco,
“quando chiude una scuola muore il paese”.

La Comunità di Moschetta è da tutti considerata un pò il paesello dentro al paese o, se preferiamo (e senza intento polemico), il borgo nella città.
Ma io mi e vi chiedo come si identifica una Comunità quando viene privata di uno dei suoi principali elementi aggreganti? La Scuola insieme alla Chiesa costituiscono da sempre i luoghi eletti di aggregazione, confronto e crescita sociale.
La notizia della soppressione della scuola arriva, per una parte della comunità moschettese (quella costruttiva e senza interessi personalistici di sorta), come un fulmine a ciel sereno, poichè improvvisa e giunta appena nella tarda mattina di sabato 12 settembre ovvero a poche ore dall’inizio delle lezionI.
Alcuni obietteranno che gli iscritti erano pochi, altri che non condividono la presenza della pluriclasse.
Ai primi si potrebbe replicare che i piccoli gruppi sono quelli scientificamente a dimensione di bambino, all’interno dei quali potenziare le capacità personali prime tra tutta la creatività e l’estro, incentivare i rapporti umani, donare ad ogni singolo bambino la giusta “attenzione didattica”.
E sempre agli stessi si potrebbe eccepire un dato non di poco conto ovvero il cammino di rinnovamento che negli ultimissi anni stava investendo la scuola di Moschetta (ristrutturata tra l’altro grazie all’impegno di molti volontari del luogo), un rinnovamento quantificabile attraverso il numero degli iscritti raddoppiato in due anni e triplicato al terzo ( con le firme dei genitori attestanti le iscrizioni all’anno scolastico 2016/17 depositate presso l’ufficio scolastico e presso la casa Comunale sin dal mese di febbraio 2015).
Triplicato il numero delle iscrizioni in tre anni.
Come lo definireste voi, se non consenso sociale ampio e volontà di riscatto, aggregazione umana e rinascita culturale?
Ai secondi, a quelli che scuotono la testa quando si parla di pluriclasse, basterebbe elencare la lunga lista di studenti e studentesse con profitto eccellente approdati alla scuola secondaria di primo grado (scuola media) dopo aver concluso l’iter scolastico in questa nostra piccola scuola. Basterebbe ma non è il caso.
A questi si risponderà solo informandoli di come l’UNESCO abbia promosso l’adozione delle classi aperte, ben al di fuori dello “stato di necessità”, in paesi come la civilissima e occidentalissima Svizzera.
Ovviamente questo percorso di potenziamento dell’istituzione scolastica a Moschetta avrebbe avuto l’obiettivo di ripristinare al più presto il ciclo delle 5 classi indipendenti. Ma questa è un’altra storia.
Chi legge, forse, si starà chiedendo come sia stato possibile che la soppressione della scuola sia giunta inaspettata e solo all’ultimo istante.
Ecco, a questi non è possibile dare risposta. Almeno non adesso.
Si potrà soltanto rispondere che in effetti i numeri per la sopravvivenza della scuola c’erano. Ma che poi, improvvisamente, un gruppo di persone ha inoltrato richiesta di nullaosta al fine di ottenere il trasferimento in altra scuola. Una decisione legittima, ovviamente, espletata nel sacrosanto esercizio della potestà parentale. Una decisione che per legge, quella dello Stato intendiamo, può essere presa in qualunque momento e non necessita di essere comunicata ad alcuno e sicuramente non all’ignaro gruppo di amici col quale si era condiviso per anni il percorso comune di aggregazione sociale e crescita comune.
Per la legge dello Stato no. Forse per quella del rispetto e dell’amicizia.
Perchè esprimere durante l’anno scolastico delle perplessità non si traduce nella conoscenza di una scelta, del momento in cui si fa questa scelta, se alla fine la si farà o meno. Così come essere presenti e interessarsi ad un territorio necessita di conoscenza e impegno costanti. Non solo in determinati periodi. Ma anche tutto ciò è un’altra storia.
Si dirà soltanto che scelte, numeri e decisioni non conosciute e fulminee hanno precluso la possibilità di realizzare contemporaneamente entrambe le cose ovvero mantenere aperta la scuola di Moschetta ed esercitare e tutelare il principio di libertà e autodeterminazione dei genitori in materia di istruzione scolastica.
Ma soprattutto, come essere umani dotati di coscienza e valori cristiani, saremmo riusciti a evitare l’impatto improvviso e devastante che tutto ciò può far derivare a un bimbo diversamente abile presente nella nostra scuola, per il quale domani probabilmente non sarà il primo giorno di scuola.
Tutto questo si sarebbe potuto attuare senza comprimere i diritti di nessuno. Ma semplicemente cambiando e migliorando insieme.
Col dialogo, unica fondamentale premessa di crescita e confronto sociale, si possono quasi sempre aprire vie inimmaginabili e opportunità che un territorio come il nostro meriterebbe.
A chi possa giovare la chiusura di una scuola che tra l’altro non comportava alcun aggravio della spesa pubblica (dato l’impiego di personale organico di fatto comunque disponibile e alla struttura che comuqnue rimane aperta per ospitare la scuola materna)? Alla comunità di Moschetta certamente no.
L’istituzione scolastica è presente a Moschetta di circa un secolo. Ha sempre funzionato correttamente e numerose sono state negli anni le gratificazioni, citiamo soltanto l’ultima in ordine di tempo che ha visto la nostra meravigliosa scuola selezionata a rappresentare per merito tutta la Calabria nel mese di maggio 2015 presso la città di Rovereto (Trentino), grazie ad un progetto interculturale nazionale MIUR in lingua inglese che ha visto come protagonisti i ragazzi della scuola di Moschetta.
Rimane la certezza che soltanto chi è costruttivo (sempre) e al di fuori di meri interessi personalistici potrà realmente essere artefice di una rinascita culturale e sociale per la nostra tanto amata Moschetta.

Per il resto, Idem velle atque idem nolle, ea demum firma amicitia est! Poichè la vera amicizia consiste nel volere e non volere le stesse cose!

Con stima.

Ornella Monteleone

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