Monasterace borgo della musica popolare, accogliente e vivace grazie alla XIX edizione del “Tarantella Power”, festival tematico sulla danza e la musica tradizionale ideato e realizzato dall’Associazione Arpa.
Una mescolanza di lingue e tradizioni che da giorni si confonde con il ritmo delle chitarre battenti, dei tamburelli, degli organetti: per i vicoli stretti, i castelli bizantini, i monasteri ortodossi, le rovine greche e tradizioni medievali – che raccontano la storia di un passato glorioso che ha impresso la sua memoria nella roccia e nella sabbia – soprattutto l’accoglienza di questa comunità generosa che ha aperto le proprie abitazioni a questo evento. Le armonie delle tarantelle e i profumi delle cucine che si affacciano nel groviglio delle viuzze ombrose, mentre le porte restano aperte, per la convivialità dei pasti.
E nell’ultima serata dedicata ai concerti, infatti, si chiudono le attività dei corsi e dei laboratori iniziati domenica scorsa, 27 agosto, essendo anche il momento dei saluti e dei ringraziamenti.
Dal palco di piazza Placanica, su cui si affaccia il maestoso castello che l’anno prossimo sarà completamente ristrutturato, il primo pensiero di Danilo Gatto e Antonio Critelli, in rappresentanza dell’associazione Arpa che si occupa della direzione artistica della manifestazione, è per il “popolo di Monasterace”.
Per il borgo che ha aperto le proprie case per accogliere i corsisti, i docenti, l’organizzazione i musicisti che si sono succeduti, aprendosi alla mescolanza di culture e consuetudini, senza temere la diversità, con il sorriso e grande disponibilità.
Dalle signore che manifestavano il piacere di avere questi graditi ospiti per le viuzze del borgo, offrendo frittelle e fichi, ai dipendenti comunali, i vigili urbani, a tutti quelli che hanno fatto i salti mortali per sistemare i cantieri, a quanti si sono occupati di trovare una sistemazione a chi arrivava: un grazie sincero anche per questa lezione di integrazione che arriva dal profondo Sud, da portare come esempio.
A nome dell’associazione Arpa, Gatto ha voluto ringraziare i corsisti e i docenti: Francesca Trenta, Gabriella Aiello, Gabriele Trimboli, Francesco Loccisano, Andrea Piccioni, Markku Lepisto, Basel Rajoub e Salah Namek.
Ma anche quanti hanno dato assistenza ai corsi: Francesco Magarò, Marcello De Carolis, Mico Corapi, Francesco Verduci, Peppe Lucà, Antonino Niccolò che hanno animato il dopo concerto, oltre che Antonio Gariano e Gregorio Fera e tutti i tecnici luci e suono “Kalisfera”.
Un ringraziamento all’associazione “La Pigna” che in questi giorni ha “sfamato” tutti gli ospiti, a pranzo e cena, garantendo il servizio mensa.
“Il pubblico di Tarantella Power che quest’anno è venuto a Monasterace è diverso dal pubblico delle altre manifestazioni – ha detto ancora Gatto – perché è stato aperto, interessato al nostro festival che è un’altra cosa: è un momento di cultura, di creatività, studio, di bellezza e non solo di passatempo per sgranchirsi le gambe sotto il palco. Per questo ci sono discoteche e palchi nel resto della Calabria: siamo felici dei risultati che abbiamo avuto”.
Da ricordare che quest’anno il “Tarantella Power” si è avvalso della collaborazione Conservatorio “P. I. Tchaikovsky” di Catanzaro-Nocera Terinese, che ha al suo interno un vivace dipartimento di Musiche tradizionali (con corsi di laurea triennali e biennali in fisarmonica diatonica, fisarmonica tradizionale, zampogna, chitarra battente, tamburi a cornice, canto): e come le esibizioni di grande qualità dei corsisti hanno dimostrato, il festival è diventato anche una produzione artistico-didattica.
“Si conclude una settimana di eventi di straordinaria importanza per il nostro Paese, con concerti di grandissimo livello – ha affermato il sindaco di Monasterace, Cesare De Leo -. Abbiamo avuto la fortuna di incrociare l’associazione Arpa che ha collaborato alla stesura di un altro progetto importante per il nostro territorio, il bando Borghi finanziato dal ministero della Cultura che ha visto Monasterace classificarsi primo progetto in Calabria, e terzo in Italia. Il loro contributo è stato fondamentale e quando ci è stato proposto di realizzare il Tarantello Power abbiamo accettato di buon grado. Quindi partita la macchina organizzativa e dell’accoglienza: ci siamo attivati per ospitare gli oltre settanta corsisti che sono arrivati da ogni parte d’Italia e d’Europa, che abbiamo avuto modo di vedere nella bellissima esibizione di giovedì sera, testimonianza diretta della riuscita dell’evento”.
Il sindaco ha voluto anche sottolineare il contesto in cui si è sviluppata la manifestazione “con una partecipazione corale ed entusiasta del nostro borgo, che ha lasciato un ricordo bellissimo negli artisti, nei docenti e nei corsisti. Tante persone che sono state accolte, hanno conosciuto i sapori e la storia di Monasterace e porteranno questa nostra realtà fuori per far apprezzare il nostro borgo a chi non ci conosce ancora: questo ci fa ben sperare per il futuro e ci auguriamo che si possa continuare”.
E, infine, naturalmente spazio alla musica con gli Al-Qasar, un progetto nato nel quartiere Barbès di Parigi, dall’intuizione di Thomas Attar Bellier.
I musicisti provengono da Francia, Libano, Marocco, Algeria, Egitto e Stati Uniti, dando vita ad un mix esplosivo di fuzz arabo, psichedelia globale e musica trance nordafricana. Nel primo album completo di Al-Qasar, Who Are We? basso, batteria e percussioni creano un groove irresistibile, mentre sax e chitarre elettriche costruiscono un muro di lamenti, con voci arabe estatiche ispirate alla storia che avanza verso il futuro.
Come una celebrazione psichedelica su una pista da ballo, il brano è animato da un’energia profonda che fa sembrare gli Al-Qasar la band di matrimoni più pericolosa del mondo.
L’attrazione magnetica di Al-Qasar ha attirato grandi nomi da tutto il mondo, come Jello Biafra dei Dead Kennedys, Lee Ranaldo dei Sonic Youth, l’innovatore sudanese Alsarah, il virtuoso algerino dell’oud Mehdi Haddab (Speed Caravan) e l’acclamato cantante egiziano Hend Elrawy (Orange Blossom).
La musica di Al-Qasar non vacilla mai, attingendo alle radici ipnotiche della trance nordafricana e inserendole in un tessuto con la bellezza elaborata delle scale arabe e lo shock e il brivido del rock’n’roll.
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