Vivere e morire a Mogadiscio.

Nel campo delle forze militari di Mogadiscio si racconta la storia di Elizabeth, funzionaria
dell’ambasciata americana. Donna fortunata Elizabeth, si dice. Era andata via da qualche ora dalla camera che occupava, quando è piovuto dal cielo un colpo di mortaio che ha sbriciolato la sua abitazione. E’ successo nell’ultimo attacco dei terroristi di Al Shabaab contro la base EUTM, a marzo di quest’anno. Si racconta anche la storia di Mohamed, un uomo della sicurezza somala che viveva con la famiglia in un alloggio della base. Mohamed, per festeggiare il compleanno della figlia più piccola, ha portato la famiglia a pranzo in un ristorante nel centro di Mogadiscio. Sfortunato Mohamed e la sua famiglia, dicono i suoi colleghi del campo. Lui era uno dei veterani della sicurezza, raccontano alla base, uno bravo, furbo, preparato. Aveva deciso di andare a far pranzo e non cena, perchè di giorno i terroristi difficilmente organizzano attentati. In genere piazzano le autobomba di sera, quando è più difficile per i droni e per le forze di sicurezza somale individuarli. Mohamed e la sua famiglia non hanno mai messo piede nel ristorante, sono saltati qualche decina di metri prima insieme a una autovettura carica di esplosivo parcheggiata vicino al ristorante. Adesso non c’è giorno che in città non esploda un ordigno, non salti un macchina, un camion, insieme a gambe e braccia, insieme ai corpi di quelli sfortunati. Amici con cui prendevi il tè il giorno prima, con cui parlavi il giorno prima, con cui guardavi una partita di calcio il giorno prima, non te li ritrovi più il giorno dopo: Insciallah. Mogadiscio è una roulette russa gigantesca, si vive e si muore per caso, a caso, e tutto è così maledettamente normale da rasentare la follia. Lo Zeytuun palace hotel e lo Shamo hotel sono consigliati alle famiglie, cibo ottimo per gli adulti, sala giochi per i bambini, ma a poco più di cento metri due autobomba hanno squarciato l’asfalto, sbriciolato case e distrutto vite. E’ intervenuto il sistema di emergenza e sono stati portati via i morti e i feriti. Alla belle e meglio si è ripulita la strada dai detriti e dal sangue e tutto è tornato nella più assurda normalità. Una città dilaniata, dove, in un niente, gli alberghi sono tornati consigliati alle famiglie con bambini perché ci sono i parco giochi e il cibo è buono, dice la pubblicità. Gli uomini della sicurezza con elmetto, Kalashnikov e giubbotto antiproiettile passeggiano con non calanche accanto a piscine con donne, uomini e bambini che fanno il bagno e si rosolano al sole nei trentacinque gradi fissi di Mogadiscio. I pochi malandati ospedali della città reggono a fatica il carico dei feriti dell’una e dell’altra parte. Si, anche dell’altra parte, perchè quando Al Shabaab ha bisogno di curare i suoi miliziani, rapisce temporaneamente un medico per poi, a lavoro finito, rilasciarlo in una parte qualsiasi di Mogadiscio. Centinaia di piccole botteghe offrono i loro prodotti mentre il rumore delle raffiche di mitra fa da sottofondo alla loro colorita pubblicità. Le bombe, le urla di dolore dei feriti, i colpi di mortaio, sono solo rumore a cui i somali si sono da tempo assuefatti. In questa pazza giostra, la tua vita dipende solo da Dio, non più dagli uomini, perchè preoccuparsi: sarà quello che Dio vorrà! Insciallah fratello.

Mogadiscio 16/04/2019
Vincenzo Carrozza