La più famosa statua in marmo di Persefone, uno dei maggiori capolavori dell’arte della magnogreca, si conserva presso lo Staatliche Museum di Berlino. Figura ufficialmente come proveniente da Taranto, ma si tratterebbe invece di un clamoroso scippo ai danni della Locride. La statua sarebbe stata infatti rinvenuta nel 1905 nelle campagne Locresi e trasferita clandestinamente a Taranto, dove sarebbe stata rivenduta.

Persefone, in greco Περσεφόνη detta anche Kore, cioè giovinetta, è una delle principali figure della mitologia greca, entrata in quella romana come Proserpina. Il culto della divinità era profondamente radicato nel sentimento religioso della Magna Grecia.

Sono numerose, in tutta la Locride le testimonianze di oggettistica e templi dedicati alla divinità. Scopri l’area archeologica di Locri Epizefiri.

Il rapimento di Persefone – Alessandro Allori (1570)

Persefone, come divinità polide, si manifestava sotto diversi aspetti, talvolta apparentemente contrastanti e assumeva vari nomi e ruoli: dalla giovinetta, cioè Persefone (o Kore) alla madre Demetra(Ge o Damia). La divinità, attraverso questa continua trasformazione, espressione della terra da cui si generano le primavere e gli autunni, la vita e la morte, veniva venerata ora come candida fanciulla, ora come donna conturbante satura di passione, ora come spietata divinità degli inferi, ora come simbolo della bella stagione, ora emblema del triste inverno, ora luce, ora tenebra, ora suscitatrice di vita, ora dispensiera di morte.

Agli occhi degli uomini antichi la dea incarnava quindi il ritmo contrastante dell’esistenza, con i suoi opposti e le sue manifestazioni eterogenee, con i suoi principi diversi e con i concetti più profondi dello spirito. Una divinità perciò polimorfa, la cui poliedricità può spiegarsi con il suo stesso mito, uno dei più celebrati nella poesia e nell’arte antica.

LA LEGGENDA

La leggenda racconta che la dea, simbolo della bellezza radiosa e della luce, mentre era intenta a raccogliere fiori in compagnia delle ninfe Oceanine, viene rapita da Hades, il dio degli Inferi, e portata su un carro di fuoco nel regno dei morti per farne la sua sposa. La madre Demetra (Ge-Mater= madre terra), folle di dolore, si aggira sconsolata per la terra alla ricerca della figlia e la collera per il rapimento le fa maledire il genere umano, affliggendolo con una terribile sterilità. La vita perirebbe se Zeus non trovasse un compromesso, Persefone potrà andare a trovare la madre per alcuni mesi all’anno e cosi all’arrivo della giovane dea sulla Terra ogni anno le piante ritornano a rivestirsi di verde, i campi a fiorire le viti a ricoprirsi di pampini. Durante questo periodo dell’anno figlia e madre diventano un tutt’uno, si integrano a vicenda, si fondono in un’unica incarnazione e ne assommano reciprocamente gli attributi.

IL CULTO

Persefone veniva venerata da Locresi, proprio perché incarnava il simbolo gioioso della giovinezza e della vita e quello funesto del tramonto dell’esistenza e del terrore che la morte produce nell’animo degli uomini. Le offerte votive avevano lo scopo di propiziare i favori della divinità affinché tenesse lontana la morte dagli uomini e dalla natura e facesse fluire il ritmo della vita.

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