«La notizia della scarcerazione di Maysoon Majidi mi riempie di orgoglio per lei e per tutto quello che rappresenta». Lo ha detto il sindaco di Riace ed europarlamentare di Avs Mimmo Lucano commentando la decisione del Tribunale di Crotone che, nella serata di ieri, ha revocato la misura cautelare per l’attivista curda-iraniana di 28 anni arrestata lo scorso 31 dicembre con l’accusa di essere una scafista. Detenuta da 10 mesi, Maysoon Majidi è tornata libera perché le dichiarazioni di alcuni testimoni «non consentono – hanno scritto i giudici nell’ordinanza – di ravvisare i gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di favoreggiamento immigrazione clandestina» che gli venivano contestati dalla Procura di Crotone e dalla guardia di finanza.
«Seguiremo la vicenda di Majidi – ha aggiunto Lucano – fino alla piena assoluzione. Sono orgoglioso di aver deciso di dare la cittadinanza onoraria di Riace a Maysoon Majidi per tanti motivi: perché lei si batte per il rispetto dei diritti umani, perché è una donna che si batte per la libertà delle donne iraniane dai pregiudizi e dai fondamentalismi e poi perché per me rappresenta la causa di liberazione del popolo curdo. La sua storia dimostra come la giustizia spesso si accanisce con persone innocenti. Dopo le dichiarazioni rilasciate dai testimoni ieri in aula, appariva chiaro che lei era non solo innocente, ma era una a cui dare immediatamente l’asilo politico perché era un’attivista per i diritti umani». “Non c’era possibilità di sbagliare. Bisogna stare molto attenti – ha sostenuto ancora l’europarlamentare – al fenomeno dello scafismo. Non si bollano come scafisti persone sulla base di accuse inconsistenti. Per tutti questi motivi il comune di Riace e io abbiamo seguito da vicino tutta la vicenda dal carcere al tribunale. La prossima settimana le conferiremo alla cittadinanza onoraria di Riace. Per noi questa è una cosa prioritaria in un momento in cui l’Italia porta i migranti in Albania dove ha costruito un centro che, in realtà, è una prigione, una galera che ricorda i campi di concentramento».
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