Il futuro del Milan fra Nyon e New York. Quella che si apre oggi è probabilmente una settimana decisiva per le prospettive rossonere, a partire dalla sentenza Uefa sulla questione del fair-play finanziario. Col passare delle ore cresce il pessimismo: le possibilità che la squadra di Gattuso venga privata dell’Europa League conquistata sul campo nell’ultimo campionato sembrano altissime, e anzi c’è il timore che la Uefa opti per una vera e propria stangata, infliggendo al Milan due anni di esclusione dalle coppe oltre a una multa salatissima (si parla di 30 milioni di euro). Quello della Camera giudicante dell’organo di controllo finanziario per club della Uefa è comunque il primo grado: i rossoneri sono pronti a fare ricorso al Tas, dove potrebbero presentarsi con importanti novità societarie. Yonghong Li ha tempo no al 9 luglio per rimborsare i 32 milioni di euro anticipati da Elliott ma tutto lascia pensare che l’era cinese sia ormai al tramonto. A quel punto la società passerebbe nelle mani del fondo americano e per il futuro si prospetta uno scenario sempre a stelle e strisce. Nella giornata di venerdì è uscita allo scoperto la famiglia Ricketts, già proprietaria dei Chicago Cubs nella Mls, che in una nota si è detta «interessata ad acquisire uno stakeholder di controllo nell’AC Milan», garantendo «investimenti a lungo termine per assicurare un successo duraturo». Ma non è questa l’unica ipotesi in ballo. Il viaggio di Han Li, braccio destro di Yonghong Li, a New York avrebbe dato i suoi frutti con Rocco Commisso, interessato a rilevare il club. Calabrese d’origine come Mirabelli e Gattuso (la sua famiglia è di Marina di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria, dove lui stesso è nato), 69 anni, il magnate fondatore di Mediacom con un patrimonio stimato in oltre 4 miliardi di dollari, rappresenterebbe al momento l’alternativa più concreta. Del resto Commisso non è nuovo al mondo del calcio avendo salvato dal fallimento nel 2017 i mitici New York Cosmos. Potrebbe essere lui l’uomo della Provvidenza per il Milan, non solo a livello economico – non è da escludere comunque che Yonghong Li possa anche rimanere come socio di minoranza – ma anche in chiave Tas: dovesse andare male a Nyon, presentarsi a Losanna con alle spalle una proprietà ritenuta più affidabile e solida potrebbe restituire a Bonucci e compagni un posto in Europa. Rocco Commisso è emigrato negli Usa dalla Calabria nel 1962 a soli 12 anni. Possiede il 100 per cento di MediaCom, quinto colosso delle tv via cavo negli Usa, con un fatturato di 1,7 miliardi di dollari nel 2015. Commisso, che va ero delle sue origini italiane, – ha scritto ieri la Gazzetta dello sport, che per prima ha dato la notizia – spiega che la sua infanzia a MarinaGioiosa gli ha permesso di imparare a suonare la fisarmonica e a giocare a calcio: «Sempre con il pallone fra i piedi sulle spiagge del mio paese. Grazie alla musica ho avuto accesso a un buon liceo nel Bronx e con il calcio mi sono potuto permettere di studiare alla Columbia University». Ma non solo, Rocco, che spesso ama parlare in terza persona, racconta della sua inossidabile fede juventina: «Ho amato Sivori, Boniperti, Charles e Stacchini e da allora i bianconeri sono la mia fede. Anzi, faccio della lealtà il mio mantra in azienda. Non sapete quanto abbia ammirato Buffon e Del Piero per la decisione di non abbandonare la squadra e seguirla in B». Dice che anche per lealtà alla sua Juve nel 2010 preferì non entrare nella cordata di Di Benedetto che avrebbe acquistato la Roma: «Via via ricevo proposte dal calcio italiano, ma pure dal quello inglese e svizzero. Potrei farle un lungo elenco, ma non ci sono mai state le condizioni ideali». Fino ad ora, visto che il Milan “europeo” potrebbe davvero dipendere da lui.

fonte: gazzettadelsud.it