Un anno fuori dalle coppe europee. Senza multe o sanzioni aggiuntive. È questa la decisione della Camera Giudicante dell’Uefa sul Milan. Il verdetto è arrivato intorno alle 17 con una formula per la verità non chiarissima. “Il club è escluso dalla partecipazione nella prossima competizione europea per la quale si qualificherà nelle prossime due stagioni: quindi una competizione nel 2018-19 o 2019-20, a secondo del raggiungimento della qualificazione”. Una formula davvero curiosa perché sembra che la Uefa, nella scrittura del dispositivo, non dia per sicura la qualificazione alla prossima Europa League conquistata dal Milan sul campo. Al momento, dunque, l’Atalanta va a occupare lo slot dei rossoneri ai gironi mentre la Fiorentina, ottava, affronterà i preliminari al posto dei bergamaschi.

NESSUNA MULTA – Ma, a una richiesta di chiarimenti a Nyon, la Uefa non lascia dubbi: l’anno di squalifica è uno solo. E soprattutto nessuna multa e nessun limite a mercato e ingaggi. Può essere che la Uefa abbia usato quella formula in relazione a possibili sospensive del Tas di Losanna. Ma questi sono ragionamenti che andranno approfonditi nelle prossime ore. Di sicuro c’è che la squalifica è di un anno. E la Camera Giudicante non ha caricato di sanzioni economiche il club, probabilmente anche in previsione del successivo passaggio di proprietà.

TUTTO ANCORA POSSIBILE – A questo proposito le trattative con il nuovo compratore proseguono in modo altalenante. La frenata con Rocco Commisso non può essere considerata definitiva. Il proprietario dei Cosmos già nei giorni scorsi non era convinto del prezzo di acquisto. Gli stop and go, da entrambe le parti, possono rientrare nella dinamica di una trattativa così complessa. In questo momento nessuna ipotesi può essere scartata. Potrebbero ripartire i negoziati con l’imprenditore italo-calabrese. Così come potrebbero farsi sotto gli altri acquirenti interessati, a partire dalla famiglia Ricketts che preferirebbe, però, trattare con Elliott dopo l’esercizio del pegno.

LO STRATAGEMMA DEI 32 MILIONI – Ma anche su questo punto lo scenario si è ingarbugliato. Se Yonghong Li troverà i 32 milioni necessari all’aumento di capitale – eventualità remota dopo due scadenze non rispettate, ma tornata d’attualità ieri sera col solito meccanismo di reperimento fondi su canali difficili da individuare vista l’assenza di attività economiche visibili del presidente cinese del Milan – l’hedge fund non subentrerà. Questo eviterebbe al Milan di svalutarsi come capita a ogni bene che entra nel controllo del creditore non rimborsato (e questa è una situazione che fa comodo non solo a Yonghong Li). Ma questo può essere solo una stratagemma spendibile per spuntare condizioni migliori sulla cessione. Perché la situazione di Yonghong Li non è certo tale da far pensare a una possibilità di prosecuzione nella gestione del Milan. È un tavolo sul quale vengono tentati bluff di ogni genere.

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