“Abbiano chiuso i battenti di un’armeria“. Cosi’ il questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi, ha commentato l’operazione eseguita dalla Squadra mobile denominata “arma cunctis (tutte le armi)”, che ha portato all’arresto di 28 persone di Locri e Siderno, ritenute vicine alle cosche mafiose ‘Commisso’ e ‘Cataldo’. Per altre otto e’ stato disposto l’obbligo di presentazione quotidiana agli organi di polizia giudiziaria. “L’operazione – ha detto il Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri – e’ frutto di uno straordinario lavoro della Squadra mobile di Reggio Calabria e del commissariato di Siderno e dimostra quanto forte sia l’impegno dello Stato e delle sue articolazioni contro la ‘ndrangheta e la criminalita’. Un lavoro di prevenzione e di interdizione costante, efficacemente eseguito in sinergia con carabinieri, Guardia di finanza e Dia, che testimonia la volonta’ in questo distretto giudiziario di porre fine ad un fenomeno criminale a lungo sottovalutato e che nel corso di questi ultimi anni e’ efficacemente monitorato e contrastato dallo Stato”. “Le attivita’ svolte – ha detto il Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, titolare delle indagini, cui hanno contribuito i sostituti procuratori Antonio De Bernardo e Simona Ferraiuolo – sono estremamente lineari e rassegnano con evidenza come la ‘ndrangheta disponga di armi pesanti e da guerra e soprattutto come le cosche di Locri e Siderno dimostrino di essere pronte sempre a fronteggiare qualsiasi esigenza di fornitura, anche per altre cosche del reggino. Quello del traffico delle armi denota ulteriormente la pericolosita’ della ‘ndrangheta, pronta ad ogni tipo di risposta contro lo Stato e i cittadini che le si oppongono. La Procura distrettuale di Reggio Calabria gia’ da tempo e’ in grado di ricostruire con molta precisione il network che lega varie cosche della ndrangheta fino a farne un ‘unicum’, un fenomeno unitario, attraverso il verificarsi della ripetibilita’ di talune condotte. In questo caso, i protagonisti dell’operazione sono parte di una struttura parallela, quella di contrada ‘Donisi’ di Siderno capeggiata dai fratelli Bruno e Francesco Filippone, che agisce in collegamento con la cosca madre dei Commisso e agevola nei fatti i rapporti con altre ‘famiglie’ di ‘ndrangheta, in Calabria e nel resto del mondo. La ndrangheta e’ un’organizzazione strutturata in piu’ livelli e deve essere colpita il piu’ in alto possibile, ma va anche disarticolata e destrutturata continuamente anche nel proprio territorio di origine”. “E’ stato un lavoro investigativo – ha detto il dirigente della Squadra mobile, Francesco Ratta’ – che ha richiesto spesso sacrifici personali degli operatori di polizia. Un lavoro ampiamente corroborato dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali che ci hanno permesso di cogliere sul fatto persino alcuni passaggi delle armi, a decine, tra cui i tristemente noti mitragliatori Ak 47 Kalashnikov“.
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