Alle prime luci dell’alba i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) e di altri Reparti delle Fiamme Gialle, hanno dato esecuzione, su delega della D.D.A. della Procura della Repubblica di Milano, a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dall’Ufficio
G.I.P. di Milano nei confronti di quaranta soggetti (trentotto in carcere e due con obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria), indagati per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità.

L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano è direttamente collegata, e ne costituisce rilevante filone, con le altre indagini seguite delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Genova, e Reggio Calabria, con il coordinamento dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Contestualmente il ROS e la DIA di Genova e il ROS di Reggio Calabria hanno eseguito ulteriori provvedimenti cautelari emessi dai rispettivi uffici GIP che vedono coinvolti, complessivamente, oltre cento indagati.
L’indagine milanese denominata “Money Delivery”, eseguita dal locale Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza G.I.C.O. (Gruppo di Investigazione Criminalità Organizzata), vede interessati, a vario titolo, quaranta soggetti in relazione a settantacinque capi di imputazione delineati nell’ambito di due associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti.

Le investigazioni, in estrema sintesi, documentano secondo l’accusa i contemporanei affari di Bruzzaniti Bartolo sia nell’associazione del Nord Italia (in cui riveste il ruolo di promotore), dove acquista stupefacente da Imperiale Raffaele (e Carbone Bruno) per rifornire le associazioni ex art. 74 D.P.R. n° 309/1990 del milanese, sia nelle diverse associazioni operanti nei territori napoletano e reggino.

– In particolare nella c.d. “associazione lombarda”, composta da numerosi  soggetti di diretta espressione ‘ndranghetista, ricopre un ruolo verticistico, operante sulla intera piazza milanese, grazie alla quale riesce a rifornire gruppi criminali attraverso consistenti importazioni di sostanza stupefacente che dall’estero (principalmente Nord-Europa) viene stoccata nei magazzini siti a Gerenzano (VA).

– Tra le altre consorterie rifornite, si menziona l’associazione capeggiata da Flachi (già oggetto di ordinanza custodiale e per la quale lo stesso Flachi è stato recentemente condannato alla pena di anni venti di reclusione), quella capeggiata da Fasano (oggetto del presente procedimento) e altre ancora.

L’indagine dà conto della centralità del mercato milanese(”NON PROBLEMA COMPA MILANO SE ABBIAMO PREZZO PRENDO CITTA E TUTTA – COMPA SE HO PREZZO MILANO STA TE VI SERENO CHE LI MANDIAMO A PENSIONE – COMPA I GROSSISTI DI MILANO PER IL 70
% SONO TUTTI AMICI MIEI DA 30 ANNI”.), vero e proprio epicentro per l’importazione, l’occultamento e smistamento dello stupefacente e dall’altro del ruolo di primaria importanza che rivestono gli uomini appartennti o vicini alla ‘ndrangheta, veri e propri leaders del mercato della droga nel territorio nazionale.

E proprio il radicamento storico sul territorio lombardo della famiglia africota dei Bruzzaniti e la rete relazionale coltivata nel corso dei decenni che ha consentito loro di divenire l’importante se non unico punto di riferimento delle organizzazioni criminali che controllano le più importanti piazze di spaccio dell’area metropolitana.

Questa storia criminale ha consentito ai Bruzzaniti di divenire il principale punto di riferimento dell’organizzazione campana rappresentata, secondo la prospettazione dell’accusa, da Imperiale Raffaele e Carbone Bruno, veri e propri broker a livello mondiale dell’importazione della droga.

Numerosi sono stati i carichi di stupefacente importati, tramite i citati broker internazionali, dal Nord Europa per poi essere stoccati in depositi in Lombardia; tra i carichi oggetto di contestazione è stato possibile quantificare 645 kg di cocaina, 240 kg di hashish e 30 kg di chetamina.

Nel corso delle indagini, in particolare, è stata ricostruita una vera e propria operazione di “ristrutturazione” del business del traffico di droga in territorio nazionale, per migliorare la logistica e la gestione dei pagamenti; in dettaglio, è stato documentato come l’organizzazione lombarda abbia deciso di strutturare, a tal fine, una “joint venture” con i citati broker campani su input di questi ultimi, finalizzata all’importazione di ingenti quantitativi di stupefacente destinato al mercato lombardo, capitolino, campano, calabrese e siciliano, avvalendosi di un comune e collaudato sistema di trasporto dall’Olanda all’Italia tramite TIR, procedendo al pagamento dello stupefacente da distribuire in proprio, solo a destinazione raggiunta.

Le investigazioni hanno, inoltre, consentito di documentare come la “joint venture” sia stata propiziata:

– dai rapporti personali sussistenti tra i soggetti di origine campana e calabrese; Bruzzaniti Bartolo aveva, infatti, dopo aver favorito e finanziato la latitanza di Morabito Rocco, aveva offerto il suo aiuto
a Imperiale Raffaele allorchè questi era già latitante e inserito nell’elenco di quelli di massima pericolosità stilato dal Ministero dell’Interno Italiano, proponendogli un sicuro rifugio in Costa d’Avorio;

– dall’interesse dell’associazione di Imperiale Raffaele ad estendersi sul mercato lombardo, sulla scorta di valutazioni di tipo economico e logistiche, che lo portavano ad una cointeressenza proprio con Bruzzaniti Bartolo, detenendo quest’ultimo, storicamente, l’esclusiva per la distribuzione dello stupefacente destinato a sodalizi di ‘ndrangheta in Lombardia, atteso il controllo delle varie piazze di spiaccio sul territorio regionale, tra le quali anche quello egemone nella zona milanese della Comasina.

Le attività investigative, poi, hanno consentito di inquadrare, in dettaglio, l’organizzazione logistica nonché la catena di comando e di controllo dell’associazione operante sul quartiere di Quarto Oggiaro, considerata giudizialmente una delle piazze di spaccio storiche e più importanti del territorio milanese.

Infatti, è stato possibile appurare che gli associati con funzioni di “luogotenenti”, dopo aver organizzato, su mandato dei promotori, il ritiro e lo stoccaggio, in luoghi sicuri, dello stupefacente destinato alla piazza, si avvalgono di c-d. “mamme” che hanno la funzione di tagliare lo stupefacente – con aggiunta di mannite – confezionarlo in capsule da raggruppare in pacchetti, per affidarli ad un secondo livello di distribuzione, composto da soggetti denominati “responsabili dei cavalli”.

I “responsabili dei cavalli”, a loro volta:

– garantiscono, per conto dei promotori, il controllo della piazza di spiaccio;
– devono reclutare, nella stessa, i “cavalli” o i “ragazzi” che si occupano della vendita al dettaglio;
– incassano il provento delle vendite che viene, di norma, consegnato alla c.d. “mamma”, che provvede, a sua volta, a recapitarlo ai promotori.

Sono in corso perquisizioni in tutto il territorio nazionale con il supporto di mezzi aerei del Corpo della Guardia di Finanza.

La diffusione della presente è autorizzata in ottemperanza alle disposizioni del Decreto Legislativo n° 188/2021, ritenendo sussistente l’interesse pubblico all’informazione con particolare riferimento al contrasto dei reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, altamente lesivi degli interessi della collettività, nonché di ogni altra forma di criminalità economico-finanziaria.
Va fatta salva la presunzione di innocenza delle persone sottoposte ad indagini preliminari, da reputarsi non colpevoli fino alla eventuale sentenza di condanna divenuta irrevocabile

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