Preg.mi
Sig.ri Sindaci
della Regione Calabria
LORO SEDI
E p.c.
Preg.mo
Sig. Presidente Nazionale
ANCI
Dott. Antonio DECARO
Sindaco di Bari
ROMA
Oggetto: lettera aperta sulla situazione degli Enti Locali in Calabria e sull’immobilismo di ANCI Regionale.
Stimatissimi,
Vi raggiungo con cordialità e stima, grato, fin d’ora, della Vostra attenzione e confidando nella Vostra sensibilità.
Tutti gli indicatori disponibili, dall’ISTAT, allo Svimez, al CENSIS e ad altri istituti di ricerca, dimostrano, con sempre maggiore evidenza, che vi è una questione calabrese nella questione meridionale, rappresentata dal progressivo arretramento socio-economico e culturale della nostra regione. La disoccupazione continua a crescere, la povertà morde, lo sviluppo è una chimera, l’emergenza educativa è sempre più pressante, la ‘ndrangheta è sempre più aggressiva e opprimente, lo spopolamento dei centri interni è un dato acquisito, la viabilità è un disastro, la terra continua a franare sotto i nostri piedi e uno scroscio di piaggia apre l’emergenza e, dato più allarmanti di tutti, l’emigrazione, specie quella di validi e giovani professionisti, ha ripreso a crescere a ritmi sostenuti.
Certo, non mancano alcuni elementi di fiducia e di speranza, vi è una timida inversione di tendenza nell’ambito dell’attrattività turistica della nostra Regione e si vanno affermando alcune eccellenze nell’enogastronomie e nell’agricoltura.
In questo desolante quadro le uniche, tenaci e solitarie forze in campo resistenti sono quelle di chi amministra, a volte con coraggio sovraumano, i nostri Comuni. Anche in Calabria vi sono tantissimi esempi di Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali, che, pagando, nel nascondimento, costi altissimi, cercano ci costruire, ogni giorno, progetti di rinascita, rigenerando la politica nei nostri territori, per troppo tempo impastata di consociativismo e familismo amorale.
Occorre costatare, purtroppo, che lo scoraggiamento sta assalendo anche i più entusiasti, appassionati e liberi. Chi, come noi, governa i Comuni, che in Italia e in modo particolare al Sud rappresentano, ormai, l’ultima trincea di rappresentanza democratica e gli unici custodi della sovranità popolare, ultima e sola istanza alle legittime aspettative dei Cittadini, è lasciato irrimediabilmente solo. Si ha la sensazione, a volte, che chi, dalla retroguardia, dovrebbe difenderci e coprirci le spalle, pare avere sguarnito il fronte, se non addirittura spararci contro. Si percepisce, palpabile, un senso di desolante solitudine.
In tale contesto un ruolo significativo di sintesi, rappresentanza, stimolo e coraggio avrebbe potuto e dovuto averlo l’ANCI regionale. Tuttavia, è evidente a chiunque, anche ai più distratti e distanti, che così non è. Da quanto sono stato eletto, nel novembre 2013, ho attesto con fiducia e pazienza, sempre più fioche, che qualcosa si muovesse, ma così, purtroppo, non è stato. In questi anni gli incontri seri e costruttivi si sono potuti contare sulle punte di una mano. Mai una proposta, ma una idea, ma una rivendicazione, mai uno slancio, mai una iniziativa, mai uno spunto. Il nulla più assoluta e avvolgente. Nell’ultimo anno, poi, al dramma di questo immobilismo, si è aggiunta la farsa del rinnovo dei verti regionali dell’associazione. Da mesi veniamo letteralmente presi in giro con continui rinvii ed estenuanti meline. L’ANCI in Calabria è guidata – anzi non è guidata – da chi da oltre un anno non è più Sindaco. Non sfugge che è in atto una lotta partitica per il controllo di questo organismo, che, di fatto, non è nemmeno un morto che cammina, ma un cadavere in evidente stato di decomposizione.
ANCI potrebbe avere un ruolo determinante per ribadire la centralità del sistema dei Comuni in una realtà liquida e sfilacciata come quella calabrese, dando voce istituzionale, autorevole e forte, dinanzi ad una indifferenza, se non un vero e proprio pregiudizio, che serpeggia più livelli nei confronti di noi Amministratori locali.
Considerato questo stato di cose propongo a tutti i Sindaci calabresi di autorganizzarci, svestendo i panni dell’appartenenza politica di ciascuno e indossando quelli delle nostre comunità civiche. Al Presidente Nazionale, uomo e amministratore del Sud, l’accorto invito a prendere in mano la situazione, seguendola in prima persona, arrivando anche a commissariare l’associazione calabrese.
Vi saluto con affetto e riconoscenza,
Domenico Vestito