Riceviamo e pubblichiamo:
Si approfitta di questo giorno in cui si commemora ufficialmente il 156° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia per comunicare che, raccogliendo l’esempio dei consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle di Campania, Puglia, Molise, Basilicata e Abruzzo, negli scorsi giorni è stata protocollata presso l’Unione dei Comuni della Vallata del Torbido e presso il Comune di Marina di Gioiosa Jonica una mozione in cui si chiede l’istituzione di un “Giorno della Memoria” per ricordare nei territori comunali di competenza gli eventi e i caduti dimenticati del risorgimento italiano e per approfondire la lettura e lo studio dei fatti che seguirono l’annessione dei territori dell’ex Regno delle Due Sicilie al nuovo Regno d’Italia.
Si chiede, pertanto, che il 13 febbraio (giorno della fine dell’assedio di Gaeta) gli enti interessati promuovano iniziative atte a trasmettere alle future generazioni un pezzo di storia rimosso, coinvolgendo scuole, istituti di ogni ordine e grado, università e società civile.
Il Consiglio Regionale della Basilicata ha già approvato quasi all’unanimità (un solo astenuto) e con entusiasmo la mozione ivi proposta dai consiglieri Perrino e Leggieri. Questo significa che, usando le parole con cui il senatore pentastellato Sergio Puglia ha presentato la questione in aula, forse: “il tempo è maturo per fare una riflessione e analizzare cosa accadde alle popolazioni civili meridionali. E quanto ancora ci costa nel presente. Chiediamo solo la verità”.
Pasquale Mesiti (n.q. di consigliere firmatario della mozione depositata nei predetti enti)
AL SIG. PRESIDENTE ED ALLA GIUNTA DELL’UNIONE DEI COMUNI DELLA VALLE DEL TORBIDO
MOZIONE
AL CONSIGLIO COMUNALE DELL’UNIONE
“Istituzione di una giornata della memoria atta a commemorare i meridionali morti in occasione dell’unificazione italiana”.
Il sottoscritto cons. Pasquale Mesiti, n.q. Di membro del Consiglio dell’Unione dei Comuni della Valle del Torbido presenta, ex art. 43, comma 1 TUEL e art. 52, 56 e ss. Regolamento del Consiglio dell’Unione, la seguente mozione al fine di promuovere una deliberazione del Consiglio.
PREMESSO CHE:
– L’unità d’Italia costò la vita ad almeno 20.000 meridionali (Franco Molfese, “Storia del brigantaggio dopo l’Unità”, Feltrinelli), sebbene autorevoli storici annoverino finanche 400.000 vittime.
– I padri della nostra demografia, P. Maestri e C. Correnti, subito dopo il censimento del 1861, scoprirono che al Sud la popolazione, invece di continuare a crescere, in un solo anno, era complessivamente diminuita di 120.000 unità.
– Al Sud, durante il periodo di c.d. “Repressione del Brigantaggio”, si ricorda come memorabile e dettagliatamente documentata la strage di Pontelandolfo e Casalduni. Ma furono moltissimi altri i paesi messi a ferro e fuoco o in cui si perpetrarono sanguinose rappresaglie ed eccidi. Per citare i più noti: Gioa del Colle, Gaeta, Vieste, Montecillone, Isernia, Auletta, Pietrelcina, Paduli, Nola, Scurcola, il Teramano, Casamari, Montefalcione, Pagese, San Martino, San Marco in Lamis, Cotronei, Guardiaregia, Vico, Rignano, Palma, Barile, Campochiaro, Campolattaro, Castellammare del Golfo, Montemiletto, Bronte, Mongiana, Pietrarsa, Fagnano Castello, Licata, Palermo, Ruvo del Monte ed altri.
– Nella maggior parte dei testi scolastici e universitari le pagine oscure coincidenti con il primo decennio della storia dell’Italia Unita sono appena annoverate. Secondo autorevoli storici e meridionalisti in quei due lustri si combatté “una vera e propria guerra civile scoppiata nelle province meridionali e che il nuovo Stato tentò di mascherare col termine brigantaggio” (John Davis, storico statunitense). “Si trattò di una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti” (Antonio Gramsci).
– Oltre ai predetti, ad evidenziare pubblicamente una questione grave ma sottaciuta dalla storiografia ufficiale vi sono numerosi studi di scrittori, politici, artisti e letterati del calibro di: Sciascia, Zitara, Alianello, Dorso, De Crescenzo, Aprile, Patruno, Del Boca, Squitieri, Golia, Montanelli, Ciano, Di Fiore, Mieli, Di Rienzo, Scalfari, Einaudi, Manna, Fortunato, Forgione, Salvemini, Nitti, recentemente supportati anche da dossier della Svimez e della Banca d’Italia, nonché da docenti dell’Università di Bruxelles, del Connecticut, della Federico II, di Catanzaro e del CNR.
– Esistono diverse giornate in cui, a livello nazionale, si commemorano i morti dei campi di sterminio o delle rappresaglie nazi-fasciste, così come gli eccidi ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, ma non esiste una giornata ufficiale della memoria dedicata ai meridionali che perirono in occasione delle procedure di annessione del Mezzogiorno.
– A partire dallo scorso mese di febbraio mozioni di analogo tenore sono state presentate nei consigli regionali di Campania, Basilicata, Puglia, Molise, Basilicata, Abruzzo e Sicilia e nel Consiglio comunale di Napoli.
Tutto ciò premesso, poiché non vi può essere piena unità, identità e dignità tra i cittadini di un paese se non si riannodano i fili della memoria e non si trova il coraggio di far luce sulle pagine controverse della sua storia, il sottoscritto consigliere, con la presente mozione, propone al Consiglio di impegnare il Presidente e la Giunta ad:
– indicare il 13 febbraio come giornata ufficiale in cui si possano commemorare nella Vallata i meridionali che perirono in occasione dell’Unità d’Italia, nonché i relativi paesi rasi al suolo;
– avviare, in occasione della suddetta giornata della memoria, tutte le iniziative di propria competenza al fine di promuovere convegni, manifestazioni, giornate di studio, o eventi atti a rammentare i fatti in oggetto, coinvolgendo anche gli istituti scolastici di ogni ordine e grado e la società civile.
Cordiali saluti.
Cons. Pasquale Mesiti