La pietà popolare è un elemento fondamentale dell’evangelizzazione, ma c’è il rischio che sfugga al controllo dei pastori e perda il suo autentico significato cristiano. I pastori devono guidare queste manifestazioni affinché esprimano pienamente la fede cristiana. Come indicato dal Concilio Vaticano II, è importante valorizzare la religiosità popolare, ma sempre assicurandosi che queste espressioni mantengano radici profonde nella fede cristiana.

Un esempio concreto è l’organizzazione delle feste religiose, come quelle dedicate alla Madonna o ai santi, che spesso richiedono ingenti risorse economiche. Tuttavia, è fondamentale che queste celebrazioni non trascurino il sostegno ai poveri e ai sofferenti. Nella nostra diocesi, numerose parrocchie sono dedicate alla Vergine Maria, tra cui il recente riconoscimento della Madonna dello Scoglio a Placanica. Questa devozione mariana è particolarmente forte e attuale, soprattutto durante le feste patronali estive.

Mons. Oliva sottolinea la necessità di purificare la pietà popolare da eventuali impurità, riportandola alla genuinità della fede. A tal fine, ha emanato delle norme contenute in un libretto distribuito alla comunità, con l’obiettivo di orientare correttamente queste manifestazioni. L’iniziativa della parrocchia di San Nicola di Bari a Marina di Gioiosa, sotto la guida di Don Massimo Nesci, rappresenta un’opportunità di riflessione su questa nota pastorale.

La pietà popolare è un tesoro prezioso della Chiesa, ma è essenziale evitare eccessi che possano distorcerne il significato religioso. Mons. Oliva avverte del pericolo di perdere il senso religioso delle feste, che diventano vuote e consumistiche. Il richiamo alla centralità della domenica è fondamentale: perdere il senso della domenica significa mettere a rischio la fede cristiana stessa.

Le feste devono essere ordinate nel calendario liturgico, rispettando la gerarchia tra solennità, feste, memorie e celebrazioni patronali. Inoltre, è importante recuperare il valore solidale e caritativo delle feste. Ogni comunità dovrebbe pensare ai poveri e agli ultimi, realizzando un’opera segno in occasione di ogni festa. Questo intervento di aiuto deve rispondere a un bisogno concreto del territorio, coinvolgendo tutta la comunità.

Senza questa dimensione caritativa, le feste perdono il loro autentico senso religioso. La pietà popolare deve sempre riflettere una fede viva e radicata nella carità, per evitare di diventare una mera espressione vuota di consumismo.

telemia