“Nessun Governo a oggi (e non mi risulta nemmeno l’attuale) ha mai posto la lotta alle mafie come priorità”. Lo afferma il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, nell’editoriale scritto per Famiglia Cristiana all’indomani dell’importante operazione della Procura della Repubblica di Palermo che ha portato all’arresto di Settimino Mineo, considerato uno dei luogotenenti di Totò Riina. “Le Procure – rileva Gratteri – non cessano di indagare, arrivando anche a importantissimi risultati, ma ancora non siamo riusciti a estirpare definitivamente queste organizzazioni criminali”. “Il pericolo – ammonisce il procuratore – è che l’opinione pubblica, in tutta Europa, finisca per assuefarsi a questo stato di cose”. E spiegando la mutazione avuta dalle organizzazioni criminali Gratteri avverte: “La mafia non si vede, ma c’è. Si è semplicemente mimetizzata, evitando reati percepibili dalla gente come lo scippo o il furto con scasso”. “Le mafie, in particolare la ’ndrangheta, oggi – aggiunge – sono molto più ricche, grazie soprattutto all’importazione di cocaina e alla rete di alleanze in Sudamerica fin dagli anni Settanta”. Gratteri poi parla dell’“allarmante saldatura tra la mafia calabrese e quella albanese” e dei “rapporti tra criminalità organizzata e massoneria deviata”. “Vuol dire – spiega il procuratore – avere relazioni dirette con uomini della pubblica amministrazione e di altre categorie sociali di alto rango con cui intrecciare rapporti d’affari”. E “nel frattempo crescono nuove mafie” come quella nigeriana, “di cui la settimana scorsa si è avuta notizia di arresti”. “Ecco perché – conclude Gratteri – non dobbiamo mai abbassare la guardia”.

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