R. e P.
E’ stato pubblicato da pochi giorni il primo libro di uno studio che si presenta innovativo perché apre una frontiera inesplorata nel panorama degli studi omerici. Lo scrittore Adriano Scarmozzino, nel suo saggio di ricerca “Il mistero rivelato: Nosside di Locri Epizefiri, la sublime poetessa dell’Odissea italica” parte da un presupposto troppe volte sottovalutato: la storia
della letteratura antica ci insegna che non esisteva una sola Odissea, ma tante versioni del poema scritte successivamente all’epoca del cantore Omero. Tradizionalmente vengono definite “politiche” quelle che venivano chieste dai governi delle città elleniche per poter vantare una discendenza dagli antichi eroi, e “personali” quelle scritte in autonomia da singoli autori, i quali per propria scelta cercavano di replicare la bellezza dei versi immortali del sommo Omero. Una di tali versioni sarebbe proprio quella che invece oggi ci ostiniamo ad attribuire ad Omero, malgrado sia stato ormai accertato che non si tratti di un’opera arcaica, ma di un’opera molto diversa per forma e contenuti e successiva alla composizione dell’Iliade. Il corposo volume di ricerca – distinto in ben quattro libri – comincia con un’introduzione tesa a far conoscere la grandezza di Locri Epizefiri, una colonia della Magna Grecia situata nel territorio dell’antica Calabria (apprezzata da Platone che dedicò anche la sua opera Timeo a un membro della scuola filosofica della città. Nel seguito della trattazione sono esposte le ricche argomentazioni del suo saggio che somiglia a un giallo letterario in cui i colpi di scena si susseguono uno dopo l’altro: l’autore Adriano Scarmozzino non solo ci svela la personalità e lo spessore letterario della poetessa già conosciuta dagli esperti per i suoi epigrammi con cui volle eguagliare la grandezza di Saffo, ma la individua come possibile autrice della versione “italica” dell’Odissea greca; riesce a circoscrivere l’esatto
territorio collegato al poema e focalizzare alcuni punti geografici di riferimento fondamentali per la narrazione; come un appassionato archeologo determina il possibile edificio in cui si svolsero gli avvenimenti storici che ispirarono l’opera; rende manifesti i possibili meccanismi di costruzione di alcuni personaggi, alcuni dei quali vengono associati ai familiari di Nosside (Euriclea potrebbe ad esempio ricordare la figura della nonna della poetessa); inserisce l’opera nel corretto periodo storico e descrive i probabili fatti reali che ne influenzarono i contenuti; egli arriva anche a proporre una rivoluzione copernicana dell’interpretazione sistematica tradizionale (che vedeva l’Odissea come la cima di una montagna a cui tutti gli autori antichi si sarebbero poi richiamati) e ci induce a capire invece come l’Odissea italica fosse probabilmente ispirata a poeti precedenti (in primo luogo Saffo e Stesicoro) oltre che alla prestigiosa tradizione omerica.
L’opera, infatti, sarebbe stata scritta nel IV° secolo a.C., in cui accaddero eventi molto simili a quelli descritti nel poema: la città di Locri Epizefiri fu sottomessa alla tirannia di Dionigi il Giovane e fu poi rovesciata attraverso un evento violento e tragico che portò alla strage dei suoi uomini, alla cattura e alla successiva uccisione dei suoi familiari. Il tiranno fu poi inviato in esilio presso la città di Corinto e, dopo tale travagliato periodo politico, seguì la nascita di una democrazia assembleare Le novità non finiscono qui, perché l’indagine prosegue e si sposta nel periodo medievale.
Nel confermare gli studi del professor Agostino Pertusi, il quale ha saputo identificare il monaco Leonzio Pilato, originario di Seminara Calabra, come il traduttore dalla lingua greca alla lingua latina del codice dell’Odissea conservato presso la Biblioteca Marciana di Venezia (Gr. IX, 29), su richiesta di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, Scarmozzino suggerisce inoltre di valutare e indagare su una possibile ipotesi aggiuntiva, e cioè che il testo in lingua greca usato per la traduzione del poema possa essere giunto forse proprio dalla Calabria.Si tratta di ipotesi che naturalmente attendono una risposta definitiva, ma se tale ricostruzione fosse pienamente dimostrata, avremmo chiaro davanti agli occhi il percorso compiuto nel corso dei secoli dall’Odissea italica.La ricerca dunque inizia nell’antico territorio della Calabria e si conclude nuovamente nella terra che si pone come una culla privilegiata del mito e della poesia. A quasi cinquant’anni dalla scoperta dei Bronzi di Riace, il territorio di Reggio Calabria ci regala un’altra scoperta sensazionale capace di stupire la mente umana. La Calabria e il Mediterraneo tornano così ad essere, grazie alla loro cultura millenaria, il centro del mondo intero.Ma questa volta a brillare non sono due guerrieri di bronzo, ma una poetessa aurea, una donna aristocratica e intelligentissima, Nosside di
Locri. Il giallo appare quindi risolto attraverso un vero colpo di scena: con entusiasmo è possibile affermare che l’Odissea è donna!
Convinto di dover superare un’inevitabile scetticismo iniziale rispetto alle nuove ipotesi riguardanti il poema omerico, l’autore ha costruito un proprio sito web all’indirizzo www.adrianoscarmozzino.it dove è possibile ascoltare i primi video esplicativi della teoria proposta e leggere la presentazione dei quattro libri in formato e.book che formano l’innovativo saggio letterario dedicato alla sublime poetessa Nosside di Locri Epizefiri e all’Odissea italica.
Adriano Scarmozzino è nato in Calabria nel 1971. Da sempre appassionato di cultura classica, è diplomato al Liceo classico Michele Morelli di Vibo Valentia, è laureato in Giurisprudenza e ha conseguito due master di specializzazione in Pubbliche Relazioni Europee e in Comunicazione e Media. E’ un funzionario della pubblica amministrazione, realizza e promuove attività di comunicazione e progetti culturali. Vive con la famiglia nella città di Lucca.