Un ritorno alla normalità quasi ovunque per la prima Settimana Santa post pandemia nella Locride. Nonostante i contagi ancora alti, in diversi centri le celebrazioni pasquali si svolgeranno regolarmente in gran parte dei paesi del comprensorio reggino, fatta eccezione per Siderno dove l’Amministrazione comunale assieme alle autorità ecclesiastiche locali, dopo un lungo incontro, hanno deciso di non procedere all’organizzazione dei riti civili e religiosi. Il provvedimento è stato assunto per via del continuo aumento dei contagi da Covid-19 nel centro più popoloso della Locride. Niente da fare anche per la “Sguta“, prevista per il lunedì di Pasquetta, argomento discusso anche con la consulta cittadina e tutte le associazioni. «Siamo consapevoli che queste manifestazioni mancano da un paio di anni alla nostra città – si legge in una nota del Comune – ma il momento storico che viviamo ci pone davanti a una scelta che ha come priorità la salute pubblica di tutti noi. Con la speranza che sia l’ultimo anno di sacrificio».
Qui Caulonia
Sono state annunciate con tanto di manifesti affissi sui muri del paese e firmati dal parroco. Dopo due anni di stop le secolari funzioni della Settimana Santa a Caulonia, nella Locride, rischiano però di ripartire dimezzate. Stavolta però il Covid non c’entra nulla, perché a bloccare alcune celebrazioni ci sarebbe il “niet” dell’arciconfraternita della chiesa dell’Immacolata a non concedere le statue di appartenenza da portare in processione per ragioni di sicurezza. La chiesa infatti ricade in un’area su cui insiste una situazione di rischio idro-geologico, e che per effetto di un’ordinanza comunale è stata interdetta anche al passaggio pedonale. E così, mentre sembrava raggiunto un accordo con il Comune pronto a concedere una deroga per il passaggio contingentato delle statue trasportate in spalla e l’afflusso dei fedeli in chiesa, nei giorni scorsi è arrivata la doccia fredda da parte del priore, in un messaggio rivolto direttamente ai confratelli.
«Le garanzie di un “corridoio sicuro” per il sicuro transito dei fedeli e delle statue verso la chiesa, e viceversa, il Comune le ha escluse categoricamente – si legge nella lettera – prospettando solo ed esclusivamente la possibilità di derogare all’ordinanza sindacale di divieto di accesso pedonale, solo per una “passerella” limitata al passaggio contingentato, per il trasporto delle statue. Questa prospettiva, essendo inaccettabile, è stata da noi doverosamente e responsabilmente declinata». A rischio dunque ci sarebbero la processione del Cristo alla Colonna del mercoledì santo, mentre nel tradizionale Caracolo del sabato a sfilare per le vie del centro storico ci dovrebbero essere soltanto le quattro statue appartenenti all’arciconfraternita del Rosario. Confermata la Svelata della domenica di Pasqua, per cui però dovrebbe essere utilizzata una Madonna “diversa”
Qui Stilo
Particolari e vissuti con grande spiritualità sono i riti pasquali in quel di Stilo. Qui la funzione più suggestiva è quella della Deposizione, probabilmente nata durante il Medioevo ad opera di religiosi che rappresentavano la Passione di Cristo nelle chiese. Sei rappresentanti del popolo stilese, con in testa il sindaco, che vengono scelti ogni anno dall’Arciconfraternita dell’Immacolata e San Pietro, sono chiamati per salire sulla grande croce di legno e compiere la riecovazione della deposizione di Cristo. «Tale privilegio – scrive Francesco Sorgiovanni nel suo saggio “Simana Santa” – un tempo era attribuito soltanto ai rappresentanti delle antiche corporazioni dei nobili, ma anche degli artigiani. Il simulacro del Cristo, una volta schiodato, viene subito avvolto in un candido lenzuolo (la sindone) e, dopo una breve processione interna, viene riposto in un sepolcro, il “Monumento”, un cataletto riccamente addobbato con damaschi e sormontato da cinque piccole sculture di angeli recanti i segni della Passione, già allestito ai piedi dell’altare maggiore. La folla piomba in un silenzio cupo, tutti si prostrano ai piedi del sacro feretro per baciare la statua. Inebrianti partono le note della banda, che concludono la giornata luttuosa».
Ilario Balì – Il reggino.it