In primo piano, a sinistra, ” ‘u landuni” , certamente costruito da “Mastru Pascali ‘u cardararu, ‘u patri ‘i Totò Zitu “. Serviva per la conservazione dell’olio o delle morchie ( “murghi”), residui di olio con cui si faceva il sapone. In basso, da sinistra, ” ‘a limba”, grande zuppiera di terracotta molto utile in cucina, indispensabile nel periodo in cui si uccideva il maiale; serviva per fare “‘u sanguinacciu o sangunazzu o pizza” col sangue del maiale rappreso, con vari aromi tra cui la cannella e il vino cotto. Indispensabile anche per conservare frittole e “mucciunati”. Sullo sfondo, a destra, “cafisu” ( unità di misura per olio contenente 25 litri circa ) e “menzucafisu”. Centralmente, “‘u cugnettu”, ideale per la conservazione delle frittole in acqua e sale per tutto l’anno, della sugna con le frittole, o di ortaggi ( melanzane, peperoni, olive schiacciate ecc..) “sutta màzara”, cioè sotto sale e sotto peso. Damigiana e “giarrotta”, venivano usate per fare “alivi ‘i giarra”, cioè olive in salamoia, prevalentemente, ma anche peperoni o altro.

Grazie a Franco Blefari – foto tratta da  (“Catoja in festa 2013”) manifestazione che si tiene a Benestare (RC)