Era un tradizionale gioco da bambini fatto di niente ma col quale ci si divertiva in un modo incredibile; lo si giocava in genera all’aperto, in gruppi talvolta numerosi. Scelta la cosiddetta “tana” (un tronco d’albero, la porta di una casa, “a porta i ‘nu catoju” un muro ecc.) si designava chi doveva “stare sotto” tramite la “conta”, o una filastrocca che si concludeva per lo più con una frase del tipo “tocca a’ttia!” (tocca a te!). Il prescelto doveva poggiare la testa contro la “tana” e, tenendo gli occhi chiusi, poi contare fino ad un numero concordato tutti insieme (30, 40, 50 anche 100), mentre gli altri partecipanti al gioco andavano velocemente a nascondersi. Una volta concluso di contare, chi “stava sotto” si girava e gridando “via” …“Cu est dintra est dintra, cu est fora est fora!” (chi è dentro è dentro chi è fuori è fuori), iniziava a cercare per stanare i bambini dai loro nascondigli. Avvistatone uno doveva gridarne il nome (a volte anche toccarlo) e correre fulmineamente nel luogo dove aveva contato “tana” insieme al giocatore appena scoperto. Il primo dei due che raggiungeva la “tana” doveva toccarla e gridare a squarciagola “tana!” e dire ad alta voce il nome del bambino stranato in modo che tutti i bambini ancora nascosti lo sentissero: in questo modo il giocatore veniva eliminato.

 

Di solito il primo bambino che veniva scoperto, doveva fare la conta al turno successivo. Viceversa, chi riusciva a raggiungere la “tana” con successo prima del bambino prescelto alla conta …era “Libero” e poteva così gustarsi il resto del gioco da puro spettatore. L’ultimo bambino rimasto in gioco, nel momento in cui riusciva a raggiunge la tana prima del bambino prescelto alla conta, poteva dichiarare “tana libera per tutti” liberando così tutti i giocatori precedentemente scoperti. In questo caso la conta veniva effettuata di nuovo dallo stesso giocatore dell’inizio. L’obiettivo dei giocatori nascosti era di cercare di lasciare i rifugi senza essere visti o toccati e di raggiungere il punto di tana gridando “tana” per liberare sé stessi, oppure il favoloso “tana liberi tutti”. Ogni mano si concludeva quando tutti i giocatori erano stati scoperti e ne restava uno “sotto”, non necessariamente quello che era stato designato inizialmente con la conta.

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