Quante corse, risate e quante cadute!
“A CARROZZELLA” (oppure “ a carretta – u carrocciu”) si può considerare l’antenata delle moderne macchinine. Era il passatempo dei ragazzini gioiosani, costruita interamente a mano con una tavola di legno, che poggiava su due assi. Le ruote (tre, oppure quattro), prima erano di legno, poi vennero sostituite dai cuscinetti a sfera delle autovetture. Poteva essere a uno o a due posti. Una specie di manubrio nella parte anteriore, a cui era legata una cordicella, serviva per sterzare, oppure si sterzava con i piedi e all’anello centrale si fissavano le redini.
“A carrozzella” aveva bisogno di pendenza, perciò una volta arrivati in cima ad una via del Centro Storico di Gioiosa, si posizionava questa sorta di slittino, ci si sedeva su e ci si lanciava affrontando la discesa a tutta velocità. Il fattore predominante per giocare a questo bizzarro gioco era sicuramente il coraggio e un pizzico di incoscienza tipico dei ragazzini. Oltre alle suole delle scarpe che tendevano a consumarsi rapidamente (a causa delle frenate) chi usava “a carrozzella” poteva vantare ginocchia sbucciate e ferite varie ma soprattutto i ragazzini che lo usavano avevano i volti segnati da tanto divertimento e adrenalina per l’alta velocità.
Le vie preferite erano: da Largo Cinque Martiri si percorreva in velocità la Via Amaduri fino a Largo San Nicola per continuare sulla Via Cavour, oppure si percorreva in velocità in zona “Cunfruntata”…o in Via Francesco Maria Pellicano (zona vecchio asilo delle suore).
Nonostante questo gioco sia ormai tramontato, non termina di esistere però nella memoria di chi ora è adulto. Se provate a domandare a vostro padre o ad una persona adulta a che gioco giocasse da bambino, vedrete che con un pizzico di orgoglio e col sorriso sulle labbra ricordando l’incoscienza del passato vi risponderà: “A carrozzella” oppure “ a carretta – u carrocciu”.
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