Luigi Sbarra, 57 anni, calabrese, sposato, due figli, è stato confermato all’unanimità segretario generale della Fai Cisl. Il Consiglio generale nazionale della Federazione agro-industriale-ambientale lo ha eletto a Riccione al termine di un’assise iniziata il 24 maggio, dopo una fase congressuale che ha visto svolgersi quasi 1.500 assemblee di posto di lavoro, di Lega, di federazione territoriale, di strutture regionalizzate, in rappresentanza di oltre 200mila iscritti alla categoria. Alla tre giorni, conclusa con l’intervento della segretaria generale Cisl,Annamaria Furlan, ha partecipato una folta delegazione di sindacalisti e autorità politiche e istituzionali.
Pieno sostegno della Fai al percorso della leader cislina, «che ha rilanciato l’azione e il ruolo dei sindacalismo confederale in Italia e rinnovato il sindacato nel segno della trasparenza, del rigore, della certezza delle regole». Un cammino «che deve continuare».
Nel suo intervento Sbarra ha ringraziato delegati e partecipanti, indicando la strada di un sindacalismo «ancorato saldamente ai valori, alla cultura solidaristica e partecipativa della Cisl». Ricordando la figura di Piersanti Mattarella in occasione della ricorrenza della sua nascita, il neoriconfermato segretario generale ha sottolineato come «la sua lezione delle “carte in regola” sia ancora oggi attuale ed essenziale per invocare politiche territoriali, nazionali e comunitarie che rispondano alla priorità della coesione».
Nel suo intervento, Sbarra ha rilevato come «a dieci anni dall’inizio della Grande Recessione sia ancora impossibile parlare di ripresa». La via è quella di un «Contratto per l’Italia e l’Europa che si incardina su quattro assi: fisco, previdenza e investimenti e riscatto del Mezzogiorno». In particolare, sul versante pensioni, «vanno ridefinite regole che non penalizzino i lavoratori dell’agricoltura, gli stagionali alimentaristi, gli addetti alla pesca, che devono essere integrati nei meccanismi dell’Ape Social». La Fai ha chiesto inoltre di «correggere una normativa che non riconosce la natura gravosa, usurante, faticosa di alcuni comparti». Bisogna poi «garantire l’accesso a migliaia di lavoratori stagionali agricoli nelle salvaguardie di governo a tutela degli esodati».
L’agroalimentare, ha sottolineato Sbarra, «deve tornare al centro delle prospettive di sviluppo nazionali: lo impone l’esigenza di far ripartire i consumi e l’obiettivo di portare l’export di comparto a 50 miliardi di euro entro il 2020. Un traguardo che potrebbe portare oltre 100mila nuovi posti di lavoro in Italia. Servono misure tese a rafforzare un sistema alimentare che, da un lato, vede poche grandi imprese affermate a livello mondiale e, dall’altro, vive dell’eccellenza di tante piccole e medie realtà». E occorrono anche «maggiori garanzie per l’occupazione a bassa qualificazione». Di fronte alle grandi sfide dell’agricoltura del domani occorre entrare con l’ottimismo della competenza senza dimenticare che il caporalato, è «ancora ferita mortale nel nostro Paese». La partita decisiva ora si sposta «sul ruolo e le funzioni della Cabina di Regia». Sul tavolo, anche la recente abolizione dei voucher: «Bene l’abolizione in agricoltura, ma in altri settori il buono lavoro andava riportato a una disciplina che ne limitasse l’impiego al lavoro discontinuo e saltuario».
In riferimento ai comparti ambientali, Sbarra ha ricordato come il «Piano Casa Italia debba far leva anche sui comparti forestali e della bonifica con iniziative che esaltino il ruolo dei lavoratori». Gli interventi di ricostruzione, ha aggiunto, «costano più di un miliardo l’anno, molto più di una buona politica di manutenzione». Il settore forestale va «sostenuto secondo un modello di prevenzione, protezione e produttività, seguendo le esigenze dei singoli territori ma con una strategia complessiva organica e nazionale». A tal proposito, «va salutata con soddisfazione la prossima legge di riordino, in cui inserire anche la questione di un contratto nazionale negato da cinque anni per la mancanza di una controparte pubblica».
Nell’ultimo biennio, inoltre, la Fai Cisl «ha conquistato rinnovi contrattuali di grande valore e prospettiva che hanno coinvolto una platea di oltre un milione di persone, con avanzamenti su partecipazione dei lavoratori alle dinamiche d’impresa, aggiornamento degli assetti contrattuali, potenziamento dei rapporti paritetici, welfare». I rinnovi «garantiranno entro il 2020 lo sblocco di oltre 4 miliardi di euro, ai quali si aggiungono i frutti della contrattazione decentrata». Per quanto riguarda le dinamiche associative, «la Fai è cresciuta e si è consolidata». Nel biennio 2015-2017 la Federazione «ha registrato l’ingresso di circa 15mila nuovi associati, un incremento vicino al 7%».
Dove c’è la Fai, ha concluso Sbarra, «c’è un presidio di tutela, di fiducia, di sviluppo e di speranza per un domani migliore. Un domani che vogliamo continuare a costruire insieme, dentro una Cisl sempre più forte, per una Federazione consapevole dei propri valori e della propria identità e sempre più protagonista della crescita economica, sociale e umana dei suoi associati, di tutti i lavoratori, dell’Italia intera».
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