La Dda di Reggio Calabria ha un nuovo “pentito”: Massimo Femia. Cugino e in contemporanea cognato dell’altro neo collaboratore Antonio, alias “Titta” Femia, le sue dichiarazioni sono contenute negli atti dell’inchiesta “Provvidenza”. Così come il cugino anche lui ha deciso di collaborare con la Dda reggina ed in particolare con i pm della fascia jonica e con il sostituto antimafia Luca Miceli il quale si è occupato di raccogliere le sue dichiarazioni in merito ai rapporti intrattenuti con esponenti della ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro. Ma a differenza di Titta, Massimo Femia non è stato arrestato. Indagato anche lui nell’inchiesta “Santa Fe”, che ha disarticolato un’organizzazione criminale di narcos tra la Piana, la Locride e i cartelli criminali oltreoceano, ha deciso di affidarsi alla giustizia da uomo libero. Ed è proprio nell’indagine “Provvidenza” che viene definito come il “braccio destro” del cugino Titta. Nell’interrogatorio con il pm, avvenuto il sette settembre scorso, ha «ha descritto la fase del recupero dello stupefacente direttamente dalle mani di Trimboli (Pino ndr), presso l’abitazione di quest’ultimo a Gioia Tauro, per conto di Femia Antonio». Pino Trimboli non è stato destinatario del provvedimento di fermo eseguito ieri dai Carabinieri, ma il suo nome è al centro delle dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia
Angela Panzera da ildispaccio.it/