«La Corte d’appello ha ricostruito in modo logico il contenuto delle conversazioni intercettate che permettono di attribuire i reati in esame agli imputati… Del resto, l’interpretazione del linguaggio intercettato che può essere criptico o cifrato è una questione di fatto e come tale è rimessa al giudice dì merito e se risulta logica sulla base delle massime di esperienza non può essere sindacata in sede di legittimità».

È quanto scrivono i giudici della terza sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza del filone dell’abbreviato del processo nato dall’operazione “Colombiani d’Aspromonte”. Sentenza che ha posto un sigillo definitivo alle condanne degli 8 imputati stabilite dalla Corte d’appello di Reggio Calabria che, un anno fa, ha concluso per complessivi 30 anni di reclusione.

Nel dettaglio, come riporta a Gazzetta del Sud in edicola, in appello sono condannati Domenico Mammoliti (a 2 anni e 11 mesi), Francesco Italiano (2 anni e 6 mesi), Donato Sergi (2 anni e 6 mesi), Antonio Giorgi (4 anni), Domenico Giampaolo (7 anni, 1 mese 10 giorni), Saverio Mammoliti (6 anni, 1 mese e 10 giorni), Antonio Giampaolo (3 anni e 4 mesi) e Antonio Pelle (2 anni, pena sospesa).

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