Le ‘ndrine calabresi hanno riprodotto a New York la “loro tradizionale struttura criminale, impermeabile all’esterno”, caratterizzata da “solidi vincoli di consanguineità e parentela” e sono “perfettamente inserite nel tessuto criminale americano”. E’ la fotografia che emerge dall’indagine denominata “Columbus”, condotta dalla Polizia insieme all’ Fbi che ha sgominato un traffico internazionale di droga. La ‘Ndrangheta reggina, in particolare, risulta essersi affermata quale “leader del crimine transnazionale”, riuscendo a colmare quei “vuoti di potere” effetto delle tante operazioni antimafia Usa-Italia di questi ultimi anni. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, commentando il blitz ha sottolineato che si tratta di “un’operazione di eccezionale importanza a dimostrazione dell’eccellente livello dei rapporti di collaborazione internazionale”. “L’asset criminale esistente tra Italia e Usa, ricorda la procura, è stato progressivamente svelato negli anni e documentato da operazioni che, da un lato, hanno visto i tradizionali rapporti tra New York e la Sicilia”, come dimostrato dall’inchiesta Old Bridge’, “e, dall’altro, hanno dischiuso uno scenario che delinea la propensione e la capacità criminale delle principali cosche calabresi, ad accreditarsi come affidabili referenti presso le famiglie newyorkesi nel traffico internazionale di stupefacenti”. “Base” dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, era un ristorante nel Queens di Gregorio Gigliotti in contatto fin dal 2008 con i Genovese, una delle cinque storiche famiglie mafiose di New York. Il calabrese, incensurato, era in realtà “il principale artefice” del traffico di droga e nel suo ristorante ospitava gli italiani che venivano impiegati per trasportare, attraverso il doppio fondo delle valige, la cocaina in Calabria. Quando lo hanno arrestato, assieme alla moglie Eleonora e al figlio Angelo, gli agenti del Fbi hanno trovato nella cassaforte del ristorante oltre centomila dollari, armi e dosi di cocaina. In un’altra cassaforte all’interno della sua abitazione sono invece stati sequestrati 25 mila dollari e della marijuana. Sequestrati anche computer, telefoni e documenti che ora dovranno essere analizzati dagli esperti. La figura di Gigliotti è emersa in seguito agli sviluppi dell’indagine sulla famiglia Schirripa, residente negli Stati Uniti, e sui loro referenti nella zona di Gioiosa Ionica. Gigliotti infatti, dice la procura di Reggio operava “in piena e chiara continuità con le attività illecite condotte in passato dalla famiglia Schirripa”, aveva contatti con appartenenti alle cosche di Gioiosa e Siderno e grazie ad una rete di personaggi residenti in centro America e in Calabria. Lo stesso Gigliotti, intercettato, avrebbe riferito alla moglie: “Una volta mi sono mangiato un pezzo di rene e un pezzo di cuore”. La telefonata è del 26 agosto 2014: l’uomo parla con la donna del suo referente in Calabria, Franco Fazio, che si sarebbe appropriato di una parte di denaro che sarebbe invece dovuto finire a lui. “Ancora non mi conosci, neanche tu?, dice alla moglie parlando del comportamento dell’uomo, ti ricordi una volta che ti ho detto… che allo stesso tavolo ho mangiato un soffritto…mi sono mangiato un rene e un pezzo di cuore”.  “Si era letteralmente mangiato gli organi di qualcuno, annotano gli investigatori, come gesto plateale di oltraggio alla vittima”.
ALESSANDRA BEVILACQUA
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