La vicenda di Maria Pia, figlia di Simona Coluccio, presidente della Associazione Commatre, impone delle riflessioni sulla burocratizzazione di diritti fondamentali come quello della salute.
In una Regione ove non esiste un Reparto di Neuropsichiatria Infantile, dove i livelli dei LEA vedono in ultima posizione la nostra terra con un punteggio di 48,44, dove la Sanità Regionale e’ sotto Commissariamento da ben 11 anni e al cui vertice si sono insediati Prefetti, Generali e alti funzionari dello Stato e finalmente da pochi mesi e’ stato nominato il Presidente Occhiuto nel quale affidiamo tutte le nostre speranze per il risollevamento.
Come presidente della Associazione Adda ho interessato del caso di Maria Pia tutte le Istituzioni preposte, dai vertici Aziendali dell’Asp di Reggio Calabria a parlamentari Nazionali ed Europei per finire ai Consiglieri Regionali.
Immediata la presa di posizione di Chiara Gemma, europarlamentare del gruppo ECR, non solo sensibile alle problematiche ma vicino da sempre alle Associazioni dei famigliari e alla quale mi lega un fraterno sentimento di amicizia costruito negli anni.
La stessa parlamentare scrive: “Ho preso a cuore il caso della piccola Maria Pia, una bambina calabrese affetta da trisomia 13 parziale, una patologia che le ha causato danni cerebrali e motori.
Ieri ho sentito telefonicamente Simona coluccio secondo profilo, sua madre, che da anni porta avanti una battaglia di dignità per colmare i vuoti che spesso la sanità locale lascia ricadere sulle persone più fragili.
Simona è una donna disperata, che considera comunque la disabilità di sua figlia come un dono. Lei e Giulia, sorella di Maria Pia, hanno annullato le proprie vite per dare assistenza alla piccola.
Questo compito però spetta soprattutto alla sanità locale che ha il dovere di fornire a Maria Pia tutto il giusto supporto che una bambina in condizioni di così profonda difficoltà deve necessariamente avere. Supporto nella propria terra e non fuori regione come le è stato indicato.
Maria Pia ha bisogno dell’assistenza infermieristica e di molti altri accorgimenti medico-sanitari che purtroppo ad oggi sono ancora disattesi, tanti sono i pazienti come Maria Pia che spesso sono lasciati soli. Ecco perché la battaglia di mamma Simona è la battaglia di tutte le mamma per tutti quei figli speciali e unici.
Questo è inammissibile, noi rappresentati delle istituzioni abbiamo il dovere di lavorare strenuamente a favore dei più deboli, garantendo a chiunque una vita dignitosa e ad un’assistenza sanitaria di eccellenza.
Lo stesso Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto è impegnato in prima persona a risolvere questa condizione.
Sono vicina a Maria Pia, Simona e Giulia, il mio impegno a favore della loro causa è massimo.
Ringrazio Vito Crea Presidente Adda e Componente Consulta Salute Mentale Asp di Reggio Calabria per avermi sottoposto il caso e per la vicinanza che sta attestando a Maria Pia e alla sua mamma.”
Mi auguro che in brevissimo tempo si risolva tutto, ma resta l’amaro in bocca perché è disumano, vergognoso ed umiliante che per avere dei servizi si deve arrivare ad azioni mediatiche logorando le forze delle famiglie già provate dalle croci che devono trasportare!
Non è ammissibile che nel terzo millennio, vengano negati diritti fondamenti e disattese leggi dello Stato Italiano che ricordiamo è all’avanguardia nella legislazione sociale e sanitaria!
Ecco il senso delle Associazioni di categoria che hanno il compito di sensibilizzare e informare le famiglie sulla redazione dei progetti di Vita(sconosciuti dalla maggioranza dei Comuni),pianificare i bisogni sociali e sanitari dei disabili e delle persone fragili, dare voce a chi voce non ha.
Vigilare sulla corretta pianificazione e utilizzo dei fondi sociali.
Per ultimo il nostro pensiero va alle famiglie che non riescono ad esigere servizi e proprio per questo siamo vicini a Simona e la indichiamo come esempio da seguire.
Vito Crea-Presidente

ASSOCIAZIONE ADDA