Aristide Bava
I maestri del giornalismo, un tempo dicevano che la “notizia” non è quando il cane morde una persona ma piuttosto quando è la persona a mordere il cane. In questo caso si può affermare che la “notizia” c’è, perchè si inverte la tendenza. Se è vero che sono tantissimi i cittadini della Locride costretti ad andare al nord per i cosiddetti “viaggi della speranza” a causa delle precarie condizioni della situazione sanitaria non manca chi – anche se per il momento si tratta della eccezione che conferma la regola – dal nord arriva nella Locride un pò per necessità un pò perche richiamato dalla bravura dei medici.
Ed è quello che è successo a S.T. una calabrese di Monasterace trapiantata da molti anni a Pisa che, a causa della lunghezza dei tempi, ha scelto l’ospedale di Locri per un difficile intervento richiamata anche dalla “fama” del medico che la poteva operare. Questa la sua testimonianza, messa nero su bianco , dopo la difficile operazione. ” Quando ci si trova in una condizione di fragilità a livello di salute non si sa quale sia la decisione giusta da prendere.
Questo è quello che è capitato a me, – scrive S.T. – che in seguito a una ecografia, dopo aver avuto una colica, ho scoperto di soffrire di calcoli alla cistifellea. Così mi sono trovata a dover decidere se aspettare una lista di attesa di un anno per essere operata a Pisa, dove vivo da 26 anni, oppure fare eseguire l’intervento in Calabria. Dentro questo mix di emozioni in cui paura, dubbio e incertezza mi dominavano decido di affrontare l’ intervento nella mia regione di origine. Dal mio arrivo in Calabria all’intervento sono passati 4 giorni, un tempo così ristretto in cui sono stata”preparata” dall’ ospedale con gli esami e le visite prericovero. Da calabrese ero spaventata all’idea di essere operata all’ospedale di Locri, simbolo di cattiva gestione e mala sanità. Non da ultimo avevo fatto tutte le ricerche del caso per reperire informazioni sul chirurgo che mi avrebbe operata, il Dott. Freno Domenico, altamente specializzato in laparoscopia, il quale mi ha fatto sicuramente ricredere sugli standard qualitativi delle professioni sanitarie. Di solito nei casi come il mio, la cui diagnosi era ” colecisti multilisiatica intraepatica”, se il chirurgo non è bravo, per facilitarsi il lavoro passa dalla tecnica laparoscopica alla via laparotomica tradizionale. Mi sono fidata e affidata vivendo, di contro, un’esperienza che mi ha messo in contatto non solo con grande professionista, che contribuisce a rendere la Calabria un posto migliore a dispetto dei titoli di cronaca che ne esaltano spesso gli aspetti negativi relegandola agli ultimi posti, ma ho fatto esperienza anche e soprattutto di un lato umano, di immedesimazione nel paziente, pieno di attenzioni e cura di cui un bravo medico deve essere dotato.
Queste competenze “trasversali” sono quanto di più importante un paziente possa ricevere da un dottore per non sentirsi un numero, o un caso, o una patologia, ma una persona che ha bisogno di essere rassicurata, attenzionata e coccolata. Il Dott. Freno, al quale rivolgo la mia profonda gratitudine, oltre ad essere un chirurgo esperto e scrupoloso, racchiude in sé tutto questo, una gamma di cromie professionali che mette in campo con una grande dose di empatia che esercita con autentica attenzione alla persona, dedicando con umiltà tempo e attenzione. Un grazie di cuore e sentito va anche all’anestesista Dott.ssa Archina’ Maria Teresa, che con premura, gentilezza e disponibilità ha messo a disposizione la sua preparazione affinché fosse tutto sostenibile da me e dal mio corpo. Sono grata per avere incontrato sul mio percorso due medici che con dedizione esercitano una delle professioni più importanti in una terra in cui è difficile adoperarsi con senso autentico e di sincera prossimità. Ringrazio ognuno e ciascuno per aver compreso le mie paure e con pazienza avermi supportato e sostenuto affinché affrontassi l’intervento nel migliore dei modi. Di cuore grazie.”
Aggiungere altro alla nota di S.T. è superfluo.
Nella foto Il dott. Domenico Freno