LOCRI – Senza aver ottenuto verità e giustizia (e forse anche senza memoria) dopo l’assassinio del figlio Massimiliano, anche quest’anno Liliana Esposito Carbone, rinuncia all’esercizio del diritto di voto e si rivolge per iscritto al nuovo Prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, al fine di spiegare le ragioni della scelta. Di seguito il testo indirizzato da Liliana Carbone al prefetto Mariani.

“Egregio Signor Prefetto,
compiutamente consapevole di precludermi la concreta partecipazione alla vita democratica dell’Italia in questa particolare contingenza politica, sociale ed economica  rinuncio , insieme ai miei familiari, al mio diritto ed al mio dovere di elettrice nelle Elezioni europee del prossimo 26 maggio.
Nel corso degli anni, sin dal 2006, ai Prefetti di Reggio Calabria che L’hanno preceduta, ho illustrato le mie ragioni, sempre più sfinita dallo sconforto per la verità e la Giustizia che mi sono state negate. Ancora una volta, con maggiore amarezza,  confermo che la mia non è una protesta né una polemica, ma il mio voto è  l’unico strumento di cui disponga a corrobora delle mie ripetute istanze, seppure  sia  ormai soltanto un’elementare  residua forma di speranza di attenzione.
Mio figlio Massimiliano Carbone, 30 anni per sempre, è un giovane che nella difficile realtà di Locri  ha avuto intuizioni e progetti puliti, una grande capacità di impegno personale e un affetto ineffabile. A settembre 2004 la sua esistenza  è stata fermata dalla violenza dei soliti notissimi ignoti. E mentre si disquisisce ancora sul possibile “interesse” del più composito caso omicidiario della Locride – così definito da criminologi, procuratori, giornalisti, ufficiali dei Carabinieri –  il fratello spera di poter portare avanti la piccola attività di lavoro creata da Massimiliano nel 2003,  per poter rimanere nella nostra terra. Oggi a Locri, città della legalità,  Massimiliano è un’immagine che si vorrebbe scordare perché ancora umilia molti uomini da poco, ed è un’assenza scomoda , anche per la pervicacia del mio ricordarlo, molto più di tante petulanti presenze. Perdere la Memoria, stravolgerla, o anche farla svanire un poco alla volta , è un crimine che non può ottenere assoluzione  in un contesto che davvero voglia costruire  il suo futuro su premesse di libertà e di democrazia. E non sono soltanto  le parole della mamme dei figli ammazzati a rivendicare Memoria e a chiedere Giustizia, è un bisogno della società civile, e deve essere il suo impegno.
La  Memoria di mio figlio  resta ormai compito di Bellezza e di umanità  soltanto per pochissimi oltre a noi genitori, al fratello che l’ha visto colpito da una lupara sotto casa, alla sorella che è dovuta andare lontano in cerca di lavoro . Dopo 15 anni di inefficienza investigativa , di  sopportata analisi delle molteplici e pretestuose  complicità innocenti e , soprattutto, dopo le inutili ed inconcludenti  definizioni di “delitto dell’omertà e di “vicenda di convergenze” sento sacrosanto il diritto all’indignazione, e provo una grande sfiducia nelle Istituzioni che non  hanno confermato sicurezza a questo territorio , facendo così che io non me ne senta rappresentata. Quando non c’è un colpevole tutti siamo responsabili, e la nostra comunità non appare  molto più evoluta rispetto a quella che Teofrasto  racconta nel suo “Apologo del bue”.
Non porto a sostegno delle mie  istanze e di quelle dei miei familiari,  il  nostro dolore, nostro, appunto; a Lei auguro un sereno e proficuo lavoro in questa terra che ha ancora bisogno di  speranza , anche se della mia Speranza,  quella di cui  ho testimoniato per anni ai giovani di Calabria e d’Italia, mi sono rimaste solo le mie parole. Queste Le affido. Grazie
Locri , 21 maggio 2019

Liliana Esposito in Carbone

lentelocale.it