Gianluca Albanese

LOCRI – Non è stato il “solito” convegno sulle tematiche ambientali. Anzi, l’incontro che ha avuto luogo ieri pomeriggio nella sala consiliare del palazzo municipale di Locri ha fatto emergere molti spunti di riflessione che sono andati al di là della retorica e del “politicamente corretto” a tutti i costi.

Merito sicuramente del movimento politico “Calabria 2025” che ha inteso organizzare questo spazio aperto di discussione su una tematica così complessa e di scottante attualità, col contributo di ex amministratori ed esperti del settore, che hanno offerto alla platea le loro testimonianze basate sull’attività specifica nell’ambito ambientale.

Ha aperto i lavori l’ex assessore all’Ambiente del Comune di Locri Alfonso Passafaro, che ha parlato della sua esperienza maturata nel biennio 2013-2014 «Tutta incentrata – ha detto – su una gestione manageriale del ciclo della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti a Locri, finalizzata a ottenere quei risparmi tali da ridurre l’importo della tassa sulla spazzatura a carico dei cittadini. La prima cosa che feci – ha proseguito Passafaro – fu la reinternalizzazione del servizio con mezzi acquistati di seconda mano e l’utilizzo di personale interno all’Ente. Lavorai giorno e notte al fianco dei netturbini e sfido chiunque a ricordare un solo giorno di un cassonetto dei rifiuti solidi urbani pieno e non adeguatamente svuotato durante la mia gestione. Volere è potere, quando si amministra – ha aggiunto  – e gli ostacoli burocratici sono un falso problema, come dimostra la grande sensibilità mostrata dall’allora assessore regionale all’Ambiente Franco Pugliano, che con i residui di bilancio recuperò, su mia richiesta, il finanziamento necessario a realizzare l’isola ecologica al Comune di Locri che ancora dev’essere compiutamente inaugurata». L’ex assessore comunale all’Ambiente ha poi ricordato che «Puntammo molto sulla raccolta differenziata stradale della frazione secca dei rifiuti, portandola al 28% dopo averla presa a zero, segno che per me si potrebbe insistere su una buona differenziata stradale senza per forza seguire la “moda” della differenziata “porta a porta” che è onerosa sia per le famiglie che per i Comuni e rischia di non assicurare i risultati attesi». Passafaro ha concluso dicendo che «Vorrei che qualcuno svolgesse quella seria attività di controllo sulla gestione dei Comuni che una volta assicurava il Co.Re.Co.: chi controlla adesso gli aumenti indiscriminati della Tari a carico dei cittadini e l’aumento dei costi per lo smaltimento dei rifiuti? La differenza (in negativo) col periodo della mia gestione è evidente».

L’ex consigliera provinciale (e attuale capogruppo di opposizione in consiglio comunale a Bovalino)Sandra Polimeno ha puntato l’indice contro il prolungato commissariamento del settore, chiedendosi a cosa siano serviti tutti questi commissari, incentrando larga parte del suo intervento sulla necessità di educare i cittadini alle buone pratiche del vivere civile che passano anche e soprattutto dal rispetto dell’ambiente «Perché – ha spiegato – le risorse del pianeta non sono illimitate, e in primis non dobbiamo sprecare l’acqua, cosa che invece facciamo giornalmente quando non stiamo attenti mentre ci laviamo i denti o facciamo la doccia. Anche il ricorso a detersivi, latte e acqua “alla spina” può essere utile a ridurre sensibilmente la quantità di rifiuti nell’ambiente, perché al di là di una buona raccolta differenziata, la capacità dev’essere quella di ridurre il volume complessivo dei rifiuti».

La sinergia tra amministratori e amministrati è stata al centro dell’intervento dell’ex assessore comunale all’Ambiente di Roccella Ionica Vincenzo Bombardieri, da sempre esperto di differenziata “porta a porta” che ha definito «Il sistema che stimola maggiormente la partecipazione dei cittadini, perché nella nostra zona la raccolta differenziata “stradale” senza il conferimento e il trattamento della frazione organica (c.d. “umido”) non ha prodotto grandi risultati. In ogni caso – ha aggiunto Bombardieri – l’unico investimento pubblico imprescindibile è quello sull’ambiente perché è il modo di essere di una comunità che determina l’efficacia di un sistema di raccolta differenziata dei rifiuti».

L’ex sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore ha parlato della propria esperienza amministrativa nel popoloso comune della Piana «Quando raggiungemmo, ad aprile 2014 – ha detto – una percentuale del 58% di differenziata, riducendo i costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti a meno di un decimo rispetto a quanto viene sostenuto oggi. Io – ha aggiunto – sono da sempre contrario al raddoppio del termovalorizzatore (o inceneritore, che dir si voglia) di Gioia Tauro, perché benché non sia al momento universalmente dimostrato il nesso di causalità tra la maggiore incidenza di malattie tumorali nelle zone vicine a questo tipo di impianti, mi sembra innegabile il potenziale nocivo rappresentato dalla presenza degli stessi». L’ex primo cittadino ha quindi passato in rassegna le principali cause del degrado ambientale del pianeta («Disboscamento, desertificazione, uso spropositato di acqua, inquinamento elettromagnetico e scarico indiscriminato di rifiuti in mare») ricordando altresì che «In Italia si sta riciclando meglio i rifiuti solidi urbani, grazie alla diffusione della raccolta differenziata che è l’unica strada maestra da seguire, ma aumentano i rifiuti speciali», non dimenticando di sottolineare come «Compito precipuo di ogni azione amministrativa è rimettere al centro la persona umana».

Il convegno si è chiuso con l’interessante e articolato intervento dell’ingegnere ambientaleMargherita Tripodi, funzionario del dipartimento Ambiente della Regione Calabria, che ha toccato diversi tasti, da quello dell’inceneritore di Gioia Tauro «Che io – ha detto – chiamerei col suo vero nome, ovvero “Termovalorizzatore”, un impianto, cioè, che brucia uno scarto di lavorazione dei rifiuti trattati negli impianti di trattamento che è il cosiddetto “CDR”, ovvero uno scarto puro e controllato: di raddoppio non si parla più da diversi anni – ha continuato la Tripodi – e mi sembra che in questo e in molti altri casi bisogna non cedere più al pregiudizio che, a mio modo di vedere, tanti danni fa alla gestione della nostra regione. E’ vero – ha proseguito – che la raccolta differenziata è l’unica strada maestra per uscire dall’emergenza rifiuti, ma così come si fa adesso è una vera e propria bufala in termini di sostenibilità, perché i Comuni non devono solo puntare ad aumentare la raccolta differenziata, ma a un territorio veramente pulito e per fare questo servirebbero impianti di valorizzazione della frazione secca dei rifiuti differenziati vicini a ogni paese che li conferisce, perché se rimangono sempre troppo lontani, i costi di trasporto e conferimento salgono in maniera esponenziale e anche differenziare costa troppo, con tariffe altissime a carico degli Enti e dei cittadini».

Ma non è questo l’unico tabù a essere stato sfatato dall’ingegnere Tripodi nell’incontro di ieri. 

La giovane funzionaria, infatti, ha spiegato che «L’unica discarica operativa in Calabria ha 3-4 mesi di vita prima di arrivare a saturazione, e quindi il rischio di una nuova emergenza rifiuti è più che concreto. Nessun comune vuole la discarica sul proprio territorio, così come nessuno vuole il cosiddetto “Biodigestore anaerobico” necessario per smaltire la frazione umida e produrre energia elettrica. Ma nessuno dice che le discariche moderne sono sicure al 100% perché prevedono lo smaltimento corretto del percolato e l’isolamento dal terreno con la geomembrana, così come nessuno dice che ci sono realtà come il biodigestore di Candidoni che sono un fiore all’occhiello della nostra regione. Ci si agita sempre contro ogni ipotesi di realizzazione di discariche e di biodigestori – ha detto l’ingegnere Tripodi – e non si dice che le esalazioni derivanti dalla combustione di pneumatici usati in una fiumara sono molto più pericolosi per la salute, ecco perché sono gli stessi cittadini a dover vigilare con attenzione per prevenire l’insorgenza di determinati fenomeni, così come è giusto che si dica che i principali problemi di depurazione delle acque sono causati dagli scarico abusivi di oleifici, industrie e officine, che rendono vana anche la presenza di ottimi depuratori e la corretta manutenzione degli impianti di sollevamento».

Insomma, gli spunti non sono mancati e la manifestazione di ieri può e, a nostro modesto avviso, deve costituire un buon punto di partenza per affrontare una tematica come quella ambientale in maniera costante e sistematica, anche nelle prossime settimane.