Emessa nella giornata di ieri la sentenza del Processo “Revolution” che ha visto la condanna dei quattro imputati a 33 anni complessivi di reclusione ed al pagamento di 170 mila euro di multa. Sebbene l’accusa, ieri rappresentata dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri, avesse chiesto una condanna complessiva a 66 anni di reclusione e multe pari a 200 mila euro.

La pena più alta è toccata a Giuseppe Pizzata, classe ’80, che dovrà scontare 15 anni di reclusione, identificato dall’accusa come membro effettivo del sodalizio destinato al traffico internazionale di cocaina.

A Stefano Pizzata sono stati invece inflitti 10 anni di reclusione mentre 7 anni e 50 mila euro di multa a Francesco Zoccoli ed infine 1 anno a Severino Rocco Zoccoli.

Ai due Pizzata, zio e nipote, è stata inoltre applicata la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici nonché il divieto di espatrio, il ritiro della patente di guida per 2 anni e la libertà vigilata per 3 anni. E’ stata ritenuta invece inefficace la misura cautelare nei confronti dei fratelli Zoccoli disponendo la loro immediata scarcerazione se non detenuti per ulteriori cause. Stessa sorte per Sebastiano Pizzata, per il quale i giudici hanno disposto la remissione in libertà dai domiciliari che rimane applicata per Giuseppe Pizzata.

Il processo è legato al blitz “Revolution” scattato nel 2012 dai finanzieri della Polizia Tributaria di Reggio Calabria e che portò all’arresto di 29 persone con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale della polvere bianca.

Il sodalizio criminale, che avrebbe secondo gli inquirenti a capo soggetti di San Luca, si sarebbe servito di basi logistiche sparse in vari paesi europei tutte collegate al centro operativo avente sede a Milano.

I difensori degli imputati hanno sostenuto l’insussistenza degli elementi probatori a carico dei loro assistiti, ritenendo che non sia stata riconosciuta l’effettiva operatività dell’organizzazione.

I soggetti sono stati ulteriormente sciolti da alcuni capi d’imputazione a loro carico.

SARA FAZZARI

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