Riceviamo e pubblichiamo:

Rivolgo questa riflessione a tre destinatari con il desiderio più intenso di raggiungere uomini e donne di etnia democratica che in questo tempo (da molto tempo) sono confinati all’esilio politico; esilio volontario determinato dalla conduzione del P.D. regionale e provinciale, ma che ancora credono che il partito sia l’unica dimensione di solidarietà umana e civile capace di garantire i diritti essenziali ai cittadini.
Dobbiamo riappropriarci degli spazi politici confiscati da una setta di soggetti arroganti, autoreferenziali, divisivi, in preda a continuo delirio di onnipotenza.
Per lungo tempo gli esiliati hanno manifestato dissenso rispetto alla gestione del P.D. in Calabria e, soprattutto in provincia di Reggio Calabria, senza tuttavia riuscire a costruire un fronte di indignazione urlante e capace di ribaltare l’ordine “blindato” voluto da Magorno e Romeo. Alla civile indignazione, i due siamesi, hanno continuato a rispondere con indifferenza e protervia di ogni sorta.
Lo zenit della vacuità e reciproca sublimazione dell’ego, l’hanno espressa dispensando una squallida e pelosa solidarietà umana e politica per circa un anno nei confronti della comunità Platiese, quest’ultima a seguito di una competizione altamente democratica e partecipata svoltasi nelle scorse settimane nel centro aspromontano, ha espresso un Sindaco ed un Consiglio Comunale, mentre i volontari e le crocerossine del P.D. hanno ritenuto giusto disertare nel momento più opportuno anziché offrire disponibilità concreta per favorire la ricostruzione post-commissariale.
Come calabrese e come tesserato del Partito Democratico mi aspetto che l’On.le Bindi, eletta in Calabria con i voti di tutti gli aventi diritto, i quali, senza esitare nella operazione di soccorso pubblico imposta dalla manifesta volontà delle regioni che contano di non ri-candidarla, l’hanno accolta con superbo affetto, non pensando che con profonda indignazione la stessa non perdesse occasione di fare terra bruciata attorno alla Calabria ed ai calabresi tutti, chieda SCUSA a tutti. In particolare perché in occasione delle ultime elezioni amministrative si quasi tutti i quotidiani nazionali, a proposito del rinnovo del comune di Diano Marina, l’On.le Bindi con profondo pessimo gusto e cinismo ha dichiarato che “la provincia di Imperia è la sesta provincia Calabrese” volendo così rimarcare in negativo cosa per lei possa significare essere calabresi.
Faccia un po’ la conta di quanti voti ha ricevuto nella provincia che l’ha eletta Platì compreso e tragga le sue conclusioni.
Ai cittadini di Platì e soprattutto al gruppo di opposizione, chiedo di resistere e non favorire con scelte irrazionali il ripristino della tirannia e dell’abbandono nei confronti di tutti i platiesi. Dal più piccolo al più grande.
Dimostrate e dimostriamo che siamo capace di liberarci da ogni oppressione (‘ndraghetistica – istituzionale deviata – mediatica deformante) che ci vuole sempre portatori di peccato originale: la Calabresità.
Ai due ridicoli lacchè, ricordo che la prima emergenza era ed è “la questione morale” all’interno del partito ed all’interno delle Istituzioni, partendo dai doppi incarichi e finendo ai cast di pupi, ballerine e nani che popolano le segreterie ed il sottogoverno calabrese.
Il calo drastico di consensi in Calabria ed in particolare della Provincia di Reggio Calabria non nasce per un destino “cinico e baro”. Con esso bisogna fare i conti; bisogna ristabilire un equilibrio tra politica e verità e distinguere il vero dal falso.
A tutti i delusi ed indignati dico: non facciamo come Don Abbondio.
Animati dalla passione civile e dalla speranza di riscatto, rimuoviamo politicamente tutti i “bravi” e “Don Rodrigo” di turno.

Pino Mammoliti

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