Da sempre,speriamo non per sempre,il lavoro quello dignitoso fatto di sacrificio e retribuzione con annessi diritti pensionistici,rappresenta un desiderio ambito e spesso proibito.Si cerca insistentemente al punto da autonegarsi la dignità soprattutto in periodo elettorale,cosicché una persona pensa in un modo e diisinvoltamente ne fa in un altro,spesso consapevole del danno che si crea alla collettività,con tanta disinvoltura.Il male endemico provocato dalla mancanza di lavoro,produce danni irreparabili,più del male pandemico di questi giorni.Vi sono momenti in cui i gesti assumono un valore altamente simbolico,più di ogni parola istituzionale,più di una legge e ancor di più della stessa costituzione,sino a diventare traccia indelebile,impronta sociale per costruire la speranza di riscatto della società.Il primo maggio
nostrano ha un sapore particolare.Mi riferisco alla straordinaria nota social diramata ieri da tutti i baristi di Locri,la stessa ha un contenuto di civiltà e buon senso-uniti dalla solidarietà- non comune e potentemente condivisibile ad ogni livello sociale.È una lezione spontanea di morale offerta a notai e avvocati (quelli miserabili ed accattoni che hanno chiesto il bonus)e tutti i direttori di banca che rendono penose e difficilissime le istruttorie per ottenere i finanziamenti garantiti dallo Stato per questa crisi economica inaspettata.
I titolari di bar hanno rinunciato alla riapertura dei loro esercizi commerciali pur di tutelare gli eventuali avventori dal rischio di possibile contagio,rinunciando ad immaginabili lauti guadagni.Per questa importante iniziativa,secondo me si collocano a pieno titolo nel ristretto olimpo dei messaggeri di civiltà.Così inteso il lavoro,quello che c’è e quello che verrà,è stato onorato senza grandi ed inutili proclami.
P.S. sarebbe importante farlo sapere alla Santelli.
Avv. Pino Mammoliti