Non era una foto che ritraeva i “cumps” ma una foto della fiction “Romanzo Criminale”. Per questo motivo il gip distrettuale ha revocato la misura cautelare applicata nei confronti di Paolo Benavoli, Alessio Falcomatà Francesco Patea e Vincenzo Toscano (per questo ultimo revocando gli arresti domiciliari), limitatamente al capo 17 dell’imputazione contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Banco Nuovo-Cumps”, ordinandone l’immediata scarcerazione «se non altrimenti detenuti». La contestazione sollevata al revocato capo 17, in sintesi, riguarda: «per avere, in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, detenuto e portato armi da guerra e comuni (come si evince da una foto estratta dal profilo Facebook di Benavoli Paolo)». Il giudice Antonino Foti ha accolto la richiesta del pm, che ha indicato allegando una nota proveniente dagli investigatori, con la quale si evidenzia che «emergono seri dubbi sull’identificazione degli indagati e sulla stessa sussistenza del reato in questione». Il gip reggino rileva che sia nella richiesta cautelare sia nell’informativa «veniva indicata dalla pg la certezza del riconoscimento degli indagati, “taggati” in una foto ritraente 4 soggetti armati e si affermava testualmente che “alla taggatura dei prevenuti, si aggiungerà il riconoscimento effettuato da personale di quest’ufficio, il quale nonostante le persone armate avessero il volto travisato da passamontagna, riusciva a individuarle per i soggetti in argomento, anche grazie ai diversi caratteri antropometrici che li caratterizzano”». Nella nota degli inquirenti si sostiene, per come da ordinanza del gip, che: «Un’attenta e scrupolosa disamina, per il tramite della diffusione della stessa immagine nell’ambito dei più comuni motori di ricerca ha consentito di evidenziare che la stessa immagine appariva quale foto rievocativa pubblicitaria della nota fiction televisiva “Romanzo Criminale” e che era circolante in rete dal 2005, indicando, pertanto, l’esistenza di un errore nel riconoscimento antropometrico, a suo tempo, effettuato in fase di indagini». Il gip prende atto di ciò e «ritiene necessario revocare la misura nei confronti nei sopra indicati indagati limitatamente al capo 17, per il quale non appare sussistere il reato in contestazione e manda all’ufcio di procura perché si accertino eventuali responsabilità in merito ai soggetti che avrebbero effettuato il riconoscimento».
Fonte: Rocco Muscari – gazzettadelsud.it