Il presidente della Corte d’Assise Fulvio Accurso legge il seguente dispositivo della sentenza: Ergastolo con isolamento diurno per la durata di mesi 3 oltre la pagamento delle spese processuali. Visti gli articoli 29 e 32 e 36 del codice penale applica nei confronti dell’imputato le pene accessorie dell’interdizione perpetua dei pubblici uffici, dell’interdizione legale per tutta la durata della pena e della decadenza della responsabilità genitorale e ordina la pubblicazione della sentenza a spese del condannato mediante affissione nei comuni di Locri e di Monasterace oltre che sul sito internet del Ministero della Giustizia. Condanna l’imputato al risarcimento dei danni nei confronti delle costituite parti civili di euro 200.000 ciascuno per Origlia Rosetta e Cirillo Salvatore. Euro.250.000 ciascuno per Pilato Sofia, Pilato Mirella, Pilato Domenico Antonio e Pilato Salvatore. Euro 50.000 ciascuno per Cirillo Giovanni e Cirillo Emanuele. Risarcimento spese per la difesa: 12.800 per Origlia Rosetta in proprio e nella sua qualità di tutore dei nipoti Pilato Sofia, Pilato Mirella, Pilato Domenico Antonio e Pilato Salvatore di cui 5.800 a carico dell’erario anticipatario oltre iva e cpa come per legge. Euro 10.000 per Basile Eros di cui 3000 a carico dell’erario anticipatario oltre iva e cpa come per legge. Euro 10500 per Cirillo Salvatore, Cirillo Giovanna, Cirillo Emanuele di cui 3500 a carico dell’erario anticipatario oltre iva e cpa come per legge. Rigetta la sola richiesta del risarcimento del danno avanzato da Basile Eros. Rigetta la questione di illegittimità costituzionale formulata dalla difesa dell’imputato. Applica nei confronti di Pilato Giuseppe la misura di sicurezza della libertà vigilata nella misura di anni 3. Dispone il dissequestro e la restituzione agli aventi diritto sia dell’appartamento sito al primo piano in uso della vittima.
Secondo l’accusa rispetto alla capacità di intendere e di volere, l’omicidio di Cirillo Mary non è frutto di patologia mentale con grave disturbo della personalità, ma frutto di sentimenti propri della natura dell’essere umano quali la rabbia, l’odio e il rancore nei confronti della moglie che stava per abbandonarlo, per gelosia e per l’angoscia di perderla. La capacità di delinquere è desumibile dalla condotta di Pilato Giuseppe dopo la commissione del reato e durante il processo: eliminazione dell’arma del delitto e delle tracce, la fuga. Dalle intercettazione si rileva come Pilato fosse pentito di essersi costituito non essendoci un minimo accenno per la morte della moglie e pertanto non è mai stata nominata dall’imputato ne ha mai dimostrato di essere addolorato per la morte della moglie. Un gesto, secondo l’accusa, con effetti devastanti della sua condotta sui 4 bambini e specie per la primogenita che per prima rinveniva il cadavere della giovane mamma appena aperta la porta. Mary Cirillo aveva esternato in più occasioni alla madre il suo timore per comportamenti aggressivi e ossessivi in suo danno da parte di Giuseppe Pilato.
Manuela Mammone