Si è svolta questa mattina in piazza dei Martiri, a Locri, la manifestazione promossa dal movimento spontaneo “Riprendiamoci i consultori”, che ha visto la partecipazione di cittadini, attivisti e numerose associazioni unite da un messaggio comune: basta alla violenza di genere, basta al patriarcato sistemico.

L’iniziativa nasce come risposta ai recenti e tragici femminicidi, ma affonda le radici in un malessere profondo e diffuso: la mancanza di spazi sicuri per le donne, l’inadeguatezza delle istituzioni, il silenzio colpevole dei media e un sistema educativo incapace di prevenire la cultura della sopraffazione.

Durante la manifestazione, forte è stato l’appello per la riattivazione di consultori laici, femministi e realmente accessibili. Strutture che oggi, denunciano gli organizzatori, sono stati progressivamente svuotati di risorse e personale, perdendo il loro ruolo centrale nella prevenzione, nell’ascolto e nel supporto psicologico.

Non è una battaglia contro gli uomini, ma contro un modello culturale che ancora oggi vuole la donna in una posizione subordinata”, ha dichiarato una delle partecipanti. “L’educazione è il vero motore del cambiamento, dobbiamo agire nelle scuole, tra i giovani, dentro le famiglie. Troppe volte i segnali di disagio non vengono colti, e poi è troppo tardi”.

Tra gli interventi, anche il richiamo alla necessità di una vera educazione all’affettività, più volte promessa dalle istituzioni ma mai realmente attuata. “I giovani crescono diseducati ai sentimenti e al rispetto – è stato detto – e questo genera mostri. L’affettività va insegnata, vissuta, trasmessa, non lasciata al caso”.

Centrale anche la riflessione sul patriarcato: “È un sistema talmente interiorizzato che spesso nemmeno noi donne lo riconosciamo. Per questo è importante scendere in piazza, parlarne, fare rete. Non possiamo più restare in silenzio”.

Una testimonianza toccante arriva da una madre: “Ho una figlia e sogno per lei un futuro libero, dove possa esprimersi, vestirsi, pensare come vuole, senza paura. Essere donna non deve più essere un rischio”.

La manifestazione si è chiusa con la promessa di nuove iniziative e una richiesta forte e chiara: più giustizia, più educazione, più ascolto. Consultori attivi e una sanità pubblica che non lasci sole le donne.

“La Calabria – hanno detto gli organizzatori – ha bisogno di presìdi sanitari veri, capillari, funzionanti. I consultori non devono essere scatole vuote, ma spazi di cura, prevenzione e libertà. Oggi eravamo in tanti, ma dobbiamo essere di più. La lotta continua.”

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