R. e P.
Proprio l’amore per la produzione letteraria dantesca, a settecento anni dalla sua scomparsa, che ha incentivato i ragazzi del Liceo Scientifico Zaleuco di Locri, guidato dal Dirigente Carmela Rita Serafino, ad andare ad assistere, al Palazzo della Cultura, giorno 6 Dicembre, alla rappresentazione teatrale “L’Amor che move il sole…..’700 anni di Dante”. Questa, insieme ad altre rappresentazioni per celebrare il Sommo Vate, sono state volute dall’Accademia di Musica, Lettere e Arti
“Senocrito” di Locri, nella persona del Presidente Saverio Varacalli che, insieme al Direttore Artistico Loredana Pelle, hanno voluto puntare sull’importanza di trasmettere il bello dell’arte già in giovane età.
Per l’occasione hanno ingaggiato la Compagnia Teatrale BA17, che ha interpretato in maniera innovativa i versi danteschi. Il lavoro portato in scena è stato scritto e diretto dalla regista, attrice e autrice Angelica Artemisia Pedatella, ed ha cercato di esplorare i versi delle tre cantiche alla ricerca del segreto della felicità che Dante ha identificato nel suo viaggio mistico.
Nella confluenza delle diverse esperienze esistenziali medioevali, Dante arriva ad identificare l’essenza dell’amore con l’essenza di Dio. L’Amor gentile, etereo, puro, scevro da impurità passionali, migliora l’uomo, nell’anima e nella mente, e lo spinge a muovere verso le altezze divine. Lo spettacolo ha chiarito punti essenziali e inediti dell’opera dantesca. Celebrando l’amore, Dante lo esplora in tutte le sue sfumature e la rappresentazione ha messo in evidenza questa progressiva ricerca, grazie anche alla solida struttura musicale, curata dal compositore e chitarrista Daniele Fabio, alle coreografie intense del coreografo Roberto Tripodi, alla bravura dei ballerini Giada Guzzo e Raphael Burgo e dalla splendida voce del soprano Giuliana Tenuta. Uno dei momenti di punta dello spettacolo si è concentrato sull’esaltazione dell’incontro con i poeti d’amore nel Purgatorio, dove vengono riportati versi in lingua occitana, così come furono scritti dall’Alighieri, nella parlata che ancora oggi si usa a Guardia Piemontese, in provincia di Cosenza. A tal proposito, è indispensabile evidenziare che la rappresentazione è stata recentemente ospite al “Festival delle Riforme Culturali”, proprio “à la Gàrdia” (Guardia Piemontese), proclamata città europea della Riforma e gemellata con università internazionali.
La stessa Pedatella è stata madrina dell’intera manifestazione, che è stata dedicata a Dante, proprio in virtù della sua celebrazione del poeta Arnaut Daniel, erede dei grandi trovatori di corte. Un lavoro ben fatto, che ha suscitato stupore, ma
anche molti spunti di riflessione nei ragazzi, che vivono un’età delicata e complessa, tumultuosa e sottile. Un periodo esistenziale vissuto tra una personalità fortificata da fervide energie conoscitive ed emotive, e un mondo oscuro e travolgente, che implode tutto nell’inconscio, lasciando sfiniti e spesso delusi. Anche se può sembrare anacronistico il raffronto con l’universo letterale di Dante, per molti aspetti il Vate lo si può considerare “moderno” per il suo tempo. La concezione dell’Amore dantesco è il movente di tutto il cammino evolutivo dell’animo umano. Si conosce per amore, si
soffre per amore, si gioisce per amore, si accetta il Bene Supremo per amore: Dio, che è Amore.
L’Amore, però, non preserva dalle cadute, sta al nostro discernimento, plasmato da diverse situazioni e verità, far diventare il sentimento più alto uno scampolo di eternità, oppure prendere da esso gli aspetti lascivi e passionali, che trascinano l’animo verso le conseguenze più brutali ed infernali, da cui è difficile risalire la china. La vera felicità sta nel mezzo, tra santità e dannazione, e in Dante, immerso in un tempo di forti dicotomie morali, già affiorava tremulo questo tipo di pensiero. Ecco, allora, che per il Vate la continua ricerca della conoscenza rende l’Amore l’arma di purificazione più potente. Una grande lezione per i ragazzi: i sentimenti, spesso, possono far male, ma l’interscambio di conoscenze ed esperienze permette di conoscere meglio noi stessi, gli altri, il mondo, divenendo noi stessi veicolo di conoscenza ed esperienza per altri, così come è stato Durante degli Alighieri per ben settecento anni…..e ancor di più!
Prof.ssa Luisa Totino (Membro Comitato per la Comunicazione dello Zaleuco)
Nella foto dei ragazzi sotto, da sinistra: Angelo Praticò, Marco Musitano, Spataro Antonio, Galasso Gabriele