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La vita sociale e civile di un Paese è scandita da tanti momenti. Uno di questi è quello che ci apprestiamo a vivere il prossimo 4 marzo. Le elezioni in un sistema democratico sono occasioni imprescindibili di organizzazione della vita sociale, politica e civile. Non cogliere l’importanza di questi momenti – qualunque ne sia la ragione – mette a dura prova tutto il sistema: i mali che si denunciano diventano sempre più gravi.
Tanti sono i rischi del momento. Il più grave è il disinteresse e il disimpegno da ogni forma di partecipazione civile e democratica. Il “non-voto” o “voto di protesta” è una forma larvata di suicidio sociale che mette nelle mani di chi non si vuole le sorti del Paese ed il proprio futuro. In un sistema democratico il futuro dello Sato è nelle mani del cittadino: l’avvenire dipende dalle sue scelte.
Ci sono percorsi “scappatoia” che portano verso obiettivi a breve termine. Essi non bastano di fronte a problematiche importanti come quelle che toccano la nostra terra: dalle difficoltà delle famiglie alla crisi occupazionale, dal degrado del territorio alla corruzione e alla malavita organizzata. Occorre ricuperare il valore dell’organizzazione sociale e politica, che scade sotto i colpi della corruzione, del malaffare e della delinquenza organizzata.
La Politica è cosa seria: non è qualcosa di accessorio da lasciare nelle mani di traffichini, affaristi e “ciarlatani”, quelli che – secondo papa Francesco – “offrono soluzioni facili e immediate alle sofferenze, che si rivelano presto rimedi inefficaci: il falso rimedio della droga, di relazioni “usa e getta”, di guadagni facili ma disonesti”.
La Politica è da prendere sul serio, perché in essa, e con essa, si costruisce il bene di tutti e di ciascuno, la vita della Comunità, il futuro delle famiglie e dei giovani, la cura del creato, la dignità delle persone. La Politica deve stare lontana dagli interessi estranei e non deve piegarsi alle logiche mafiose, che tutto fanno, tranne che perseguire il bene della Comunità.
La Politica è da prendere sul serio, perché in essa, e con essa, si costruisce il bene di tutti e di ciascuno, la vita della Comunità, il futuro delle famiglie e dei giovani, la cura del creato, la dignità delle persone. La Politica deve stare lontana dagli interessi estranei e non deve piegarsi alle logiche mafiose, che tutto fanno, tranne che perseguire il bene della Comunità.
Non so quanti Cristiani avranno il coraggio di scendere in Politica. Ma tutti sono chiamati a votare. Viene in mente l’affermazione del Concilio, che definiva la politica “un’arte nobile e difficile”, e quella di Paolo VI, che pensava alla Politica come ad “una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri”. Oggi più che mai, per il bene della nostra terra occorre scendere in campo, sporcarsi le mani, non girarsi dall’altra parte per paura o ripiegarsi su se stessi, pensando che sia meglio farsi i fatti propri. E’ vero che la Politica è un mestiere difficile, ma mai come oggi, la Comunità civile ha bisogno di sperimentare la sua forma più sana e più vera. Mai come oggi è necessario incoraggiare quanti accettano la sfida politica, soprattutto quei giovani che scendono in campo pronti a spendersi per ideali alti e ad impegnarsi per gli altri.
La sfida sta nel creare consenso intorno a valori comuni. Il politico vero è colui che guarda non all’interno della sua casa, agli interessi dei suoi amici, ma all’esterno, alle periferie umane ed esistenziali: ai poveri, ai disoccupati, ai malati, agli anziani, ai migranti.
“Non vado a votare” è una deriva pericolosa che non può essere giustificata dalla convinzione che la politica sia tutta corruzione. C’è la corruzione che condiziona la politica, ma c’è anche la politica, che fa funzionare le istituzioni, sognando una società sana e meglio organizzata. La politica che vola alto, che fa amare la propria terra e quanto vi abita. La politica che persegue il bene comune e cerca di tutelare valori fondamentali, quali la vita, il lavoro, la salute.
“Non vado a votare” è una deriva pericolosa che non può essere giustificata dalla convinzione che la politica sia tutta corruzione. C’è la corruzione che condiziona la politica, ma c’è anche la politica, che fa funzionare le istituzioni, sognando una società sana e meglio organizzata. La politica che vola alto, che fa amare la propria terra e quanto vi abita. La politica che persegue il bene comune e cerca di tutelare valori fondamentali, quali la vita, il lavoro, la salute.
Disertare l’impegno politico significa volere il male di se stessi e della comunità, con la conseguenza di favorire le cosche ed il malaffare: chi vuole che la politica non funzioni lascia campo libero alla mafia e alla corruzione.
Corruzione e mafia sono virus che attaccano prima la Società e poi la Politica: entrambi creano sfiducia nel cittadino, favoriscono la morte del territorio e la crisi del sistema democratico.
Corruzione e mafia sono virus che attaccano prima la Società e poi la Politica: entrambi creano sfiducia nel cittadino, favoriscono la morte del territorio e la crisi del sistema democratico.
Il futuro della nostra terra è nelle nostre disponibilità: non lasciamoci amministrare da mani corrotte e senza scrupoli. Non accettiamo per favore quanto ci spetta per diritto! Non rinunciamo né svendiamo il diritto di voto, che è un diritto civico, di dignità, di concreta partecipazione alla costruzione della città.
Prima di andare a votare entriamo in noi stessi (o in una Chiesa) e chiediamoci: dove voglio andare, dove voglio che vada il mondo in cui vivo, il futuro della mia terra?
La Politica non cambia, se non cambia il modo di porsi di fronte ad essa. La Politica è fatta per risolvere i problemi comuni, prima ancora che quelli personali. Rivolgendosi alle istituzioni, il vescovo don Tonino Bello affermava che chi fa politica “deve avere non solo la compassione delle mani e del
Prima di andare a votare entriamo in noi stessi (o in una Chiesa) e chiediamoci: dove voglio andare, dove voglio che vada il mondo in cui vivo, il futuro della mia terra?
La Politica non cambia, se non cambia il modo di porsi di fronte ad essa. La Politica è fatta per risolvere i problemi comuni, prima ancora che quelli personali. Rivolgendosi alle istituzioni, il vescovo don Tonino Bello affermava che chi fa politica “deve avere non solo la compassione delle mani e del
cuore, ma anche la compassione del cervello”, dev’essere capace di analizzare in profondità le situazioni di malessere.
Chi fa politica “non fa delle sofferenze della gente l’occasione per gestire i bisogni a scopo di potere, ma paga di persona il prezzo di una solidarietà che diventa passione per l’uomo”.
Puntiamo ad una Politica socialmente utile, che edifica la Città, educando il cittadino ad accettare il rischio della carità politica, condividendo anche scelte scomode, che relativizza-no gli interessi individuali e privilegiano forme di parteci-pazione alla cura della casa comune. Non risolve i problemi delle nostre Comunità la tentazione assistenzialistica, che porta a sperperare enormi risorse pubbliche in opere, anche importanti, che non vedono mai la loro conclusione.
Non trascuriamo il valore sociale e civile del voto. Votare non è il semplice apporre un segno di croce su una scheda elettorale. Tutt’altro! E’ esprimere il senso del proprio appartenere ad una Comunità civile. E’ interessarsi, prendere a cuore, informarsi, seguire il percorso e la storia di colui al quale si dà col voto la propria fiducia. Non sarebbe un segno di responsabilità e partecipazione alla crescita sociale e civile del Paese sostenere candidati che si sono serviti delle istituzioni o che sono stati coinvolti in affari di mafia e di corruzione.
Uniamoci e favoriamo alleanze per una Politica sociale rispettosa della Comunità e del territorio in cui essa vive.
Chi fa politica “non fa delle sofferenze della gente l’occasione per gestire i bisogni a scopo di potere, ma paga di persona il prezzo di una solidarietà che diventa passione per l’uomo”.
Puntiamo ad una Politica socialmente utile, che edifica la Città, educando il cittadino ad accettare il rischio della carità politica, condividendo anche scelte scomode, che relativizza-no gli interessi individuali e privilegiano forme di parteci-pazione alla cura della casa comune. Non risolve i problemi delle nostre Comunità la tentazione assistenzialistica, che porta a sperperare enormi risorse pubbliche in opere, anche importanti, che non vedono mai la loro conclusione.
Non trascuriamo il valore sociale e civile del voto. Votare non è il semplice apporre un segno di croce su una scheda elettorale. Tutt’altro! E’ esprimere il senso del proprio appartenere ad una Comunità civile. E’ interessarsi, prendere a cuore, informarsi, seguire il percorso e la storia di colui al quale si dà col voto la propria fiducia. Non sarebbe un segno di responsabilità e partecipazione alla crescita sociale e civile del Paese sostenere candidati che si sono serviti delle istituzioni o che sono stati coinvolti in affari di mafia e di corruzione.
Uniamoci e favoriamo alleanze per una Politica sociale rispettosa della Comunità e del territorio in cui essa vive.
+ Francesco Oliva