Dallo studio condotto dalle autrici è emersa la necessità di richiamare l’attenzione sulla valutazione dei presupposti di concretezza, univocità e rilevanza dei fatti, individuati quali condizioni per la legittimità di questa misura dissolutoria, da eseguire non in modo atomistico ma nel complesso. «In quanto atto di Alta amministrazione, per prevenire che l’ampia discrezionalità associata al provvedimento di scioglimento per mafia degeneri in arbitrio ed assicurare il rispetto del principio del ‘più probabile che non’, è necessario garantire un supporto istruttorio completo e una motivazione adeguata. Il tutto improntato ad una piena ragionevolezza. Ciò si rivela fondamentale per distinguere i casi di vero e proprio collegamento e condizionamento mafioso, da quelli di attività amministrativa contraddistinta da illegittimità e/o illiceità», ha sottolineato l’autrice, Antonia Fabiola Chirico, avvocato del foro di Locri. I dati trattati nel volume sono frutto di un’analisi della casistica registrata sull’intero territorio nazionale nel corso dell’ultimo biennio (2017 – 2018), segno della pervasività di un fenomeno che ha riguardato e continua a riguardare tutto il Paese. «La necessità di tutela preventiva in grado di salvaguardare la corretta gestione della cosa pubblica e la comunità dal fenomeno pervasivo della criminalità organizzata di stampo mafioso si è imposta, in modo indifferibile, ai tempi dei cruenti fatti maturati a Taurianova, nel contesto delle faida dei primi anni Novanta. Tale normativa, tuttavia, ad oggi necessita ancora di profondi interventi di riforma che la rendano maggiormente organica rispetto al Sistema e ne migliorino l’efficacia», ha sottolineato l’autrice Manuela Calautti, avvocato del foro di Locri. Una misura nata, dunque, come straordinaria e che, tuttavia, risulta particolarmente ricorrente nella sua applicazione. «La frequenza dell’adozione di questa misura così invasiva e penalizzante per gli organi elettivi e le comunità, anche in ipotesi di mala gestio, dunque di cattiva gestione, e disordini amministrativi vari per i quali esistono altri strumenti previsti negli articoli 141 e 142 del Tuel, impone seri e urgenti interrogativi sulla sua corretta applicazione. Essa genera, infatti, profondi vulnus nel tessuto dei diritti costituzionalmente garantiti, in materia di tutela dell’integrità della Sovranità
popolare e delle Autonomie e del rispetto della libertà delle imprese, in quanto Formazioni sociali», ha sottolineato l’autrice, Teresa Parisi, avvocato del foro di Locri. Valutazioni sulla normativa sono state poi illustrate dal sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, nelle sue conclusioni. «Si tratta di una norma superata, non adatta ai Comuni. Essa ha evidentemente fallito, non avendo risolto un problema serio e diffuso. Esiste anche il problema di riportare la democrazia elettiva nei comuni sciolti e, soprattutto, in quelli sciolti più volte. È chiaro che gli strumenti esistenti sono
inadeguati. La norma andrebbe sostituita completamente – ha spiegato il sindaco Calabrese – perché la capacità di controllo che si richiede in fase elettorale e al momento di gestire la cosa pubblica agli Enti Locali non solo non è sostenibile, ma rischia di scoraggiare in modo preoccupante l’impegno politico e il desiderio di amministrare la cosa pubblica». L’acceso dibattito,
seguito agli interventi, ha coinvolto i tanti giornalisti presenti in sala e, tra gli altri, anche alcuni amministratori tra i quali i sindaci di Samo e Africo, rispettivamente Giovambattista Bruzzaniti e Francesco Bruzzaniti, unanimi nel ritenere prioritarie la modifica della normativa e, come ribadito anche dal sindaco Calabrese, la previsione di supporti per i Comuni in un’ottica concretamente
preventiva delle infiltrazioni mafiose. Di «una legge che ha esaurito la propria spinta propulsiva che, dunque, è da rivedere anche e soprattutto per i pregnanti riflessi che produce sul versante dell’essenza delle Autonomie costituzionalmente garantite e per il livello di adeguatezza degli esiti dell’attività di accertamento rispetto ad un condizionamento che alteri effettivamente
l’operato amministrativo dell’Ente», ha riferito nel suo intervento l’avvocato Francesco Macrì. La tappa a Locri per la presentazione del volume «Scioglimento degli Enti Locali per mafia. Excursus storico, presupposti e rimedi», edito da Interdata Cuzzola – Nei Comuni e Città del Sole edizioni, ha rappresentato il secondo dei due appuntamenti programmati nei giorni scorsi. Le autrici, Manuela Calautti, Antonia Fabiola Chirico e Teresa Parisi, avvocati del foro di Locri, infatti erano state già ospiti, nella sala conferenze del DiGiEs presso palazzo Sarlo a Reggio Calabria, del primo di quattro incontri organizzati da Ismed Group, DiGiEs – dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze Umane dell’università Mediterranea, Generali Italia e dall’ordine
dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, in materia di rapporti con le imprese. Numerosi i riflessi da rintracciarsi nel volume. Il campo dell’urbanistica, nello specifico quello degli appalti pubblici, ha infatti rappresentato storicamente uno dei settori più attenzionati dalle infiltrazioni mafiose nel corso degli ultimi decenni. Per questa ragione il legislatore è intervenuto in più
occasioni su questa delicata materia per scongiurare ex ante, al momento dello svolgimento dell’appalto, ed ex post, successivamente all’aggiudicazione dell’appalto, tali infiltrazioni mafiose.
All’interno della relazione che il Prefetto invia al Ministro dell’interno, a seguito dell’accesso antimafia disposto all’interno dell’Ente locale, inoltre viene dato conto, oltre che della sussistenza dei collegamenti con la criminalità organizzata mafiosa o similare degli amministratori ovvero di forme di condizionamento degli stessi, anche e soprattutto di appalti, contratti e servizi, a rischio di essere interessati da fenomeni di compromissione o interferenza con la criminalità organizzata o comunque connotati da condizionamenti o da una condotta antigiuridica. La necessità di prevenzione e di repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione rappresenta altresì il binario strategico per prevenire le stesse infiltrazioni mafiose e assicurare trasparenza.
Locri – Reggio Calabria, 17 giugno 2019