Il Tribunale di Locri, sezione civile, ha condannato l’Asp di Reggio Calabria al pagamento, in favore di C.A., della somma di 165 mila euro «quale ristoro del danno non patrimoniale da perdita parentale, oltre interessi ponderati, da calcolarsi sulla predetta somma, al tasso annuo del 2% dalla data del fatto illecito del 16.06.2013 a oggi e interessi legali dalla data odierna al saldo effettivo». L’Asp reggina è stata, altresì, condannata «alla rifusione delle spese processuali sostenute da parte attrice».
La vicenda viene riportata sull’edizione odierna di Gazzetta del Sud – RC in edicola.
Il signor C.A., originario di Siderno, rappresentato dall’avv. Vincenzo Gerasolo, ha chiamato in giudizio l’Asp di Reggio Calabria chiedendone la condanna a titolo di inadempimento contrattuale al risarcimento dei danni « per avere cagionato, a causa della lamentata negligente prestazione professionale degli operatori sanitari, la morte della madre C.I. in occasione del ricovero ospedaliero della stessa per una caduta accidentale in casa in data 07.06.2013».
La richiesta danni si è fondata sulla base della documentazione sanitaria e della consulenza medico-legale, dove si assume che «l’esito infausto sarebbe riconducibile all’errata valutazione e diagnosi» e, quindi, «sarebbe riconducibile all’attività professionale posta in essere dai dirigenti medici delle unità operative di geriatria e di rianimazione ove la C.I. è stata ricoverata tra il 7 giugno e il giorno del decesso, avvenuto il 16 giugno 2013, per insufficienza multiorgano conseguente a sepsi insorta a seguito di pneumopatia provocata da lesioni costali multiple sui due emitoraci, nonché da emoperitoneo per rottura traumatica della milza “diagnosticata con almeno 48 ore di ritardo”».
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