Un omicidio d’impeto maturato per futili motivi. Sembra essere stato così classificato l’assassinio dell’avvocato Francesco Filippone, 42enne di Locri. Numerosi i colpi di pistola, calibro 7,65, esplosi dallo zio Antonio Sgrò, reo confesso, all’indirizzo del nipote. I proiettili avrebbero raggiunto il giovane professionista in parti vitali del corpo, sembra allo stomaco ed alla testa, non lasciandogli scampo. Filippone è morto nel giro di appena un ora dall’aggressione. Inutili i tentativi disperati fatti dai medici dell’ospedale di Locri per salvargli la vita. Le sue condizioni, infatti, sono immediatamente apparse disperate. Oggi pomeriggio nella chiesa di Santa Caterina saranno celebrati i funerali. Intanto alcuni dettagli sembrano trapelare sui motivi che avrebbero spinto Antonio Sgrò a premere il grilletto. Pare, infatti, che tutto si sia scatenato a causa di un appartamento concesso dallo zio al nipote in comodato d’suo gratuitamente per poter esercitare la professione di avvocato. Da quanto emerso, però, sembrerebbe che ad un certo punto lo Sgrò abbia chiesto a Filippone di liberare l’appartamento per esigenze famigliari. Il legale, tuttavia, avrebbe chiesto il rimborso di una somma di circa 25 mila euro per dei lavori di ammodernamento effettuati sull’immobile. Un fatto che avrebbe fatto accendere la scintilla della discordia tra i due. Discordia che sarebbe sfociata nell’omicidio che ha lasciato sgomenta l’intera città di Locri.
ALESSANDRA BEVILACQUA