Tre condanne ed una assoluzione: questo il bilancio del processo Perfido, conclusosi questa mattina al Tribunale di Trento e nato dall’omonima operazione svolta dai Carabinieri nella Val di Cembra, che ha permesso di mettere in luce l’infiltrazione della ‘ndrangheta sul territorio. 

Pena a 10 anni e 10 mesi di reclusione, dunque, per Saverio Arfuso, quarantanovenne originario di Cardeto ritenuto il punto di riferimento della ‘ndrangheta nei comuni di Albiano e di Lona-Lases.

Arfuso, che dovrà anche restituire mezzo milione in risarcimento alle parti civili, è stato riconosciuto colpevole di associazione mafiosa e di riduzione in schiavitù, in quanto avrebbe segregato tre operai di nazionalità cinese.

Si trovava già in carcere invece Mustafà Arafat, quarantacinquenne di nazionalità macedone, proprio per aver pestato uno degli operai cinesi. Accusato di aver favorito l’organizzazione pur non facendone parte, ha patteggiato una pena di 2 anni di reclusione.

Situazione simile per Giuseppe Paviglianiti, sessantunenne incensurato di Montebello Jonico, che ha patteggiato così una pena di 1 anni e 6 mesi.

Assolto da ogni accusa invece il Carabiniere Fabrizio De Santis, quarantottenne romano, che nel corso dell’indagine era stato indicato come il braccio operativo del sodalizio criminale. Per lui erano stati chiesti 6 anni ed 8 mesi di reclusione, ma la tesi dell’accusa non ha retto ed è stato quindi completamente scagionato.

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