di ARISTIDE BAVA
– L’incontro con Aldo Ferrara, presidente regionale di Unindustria Calabria avviene a Gerace in occasione di una importante manifestazione organizzata dal Cenacolo della cultura e delle Scienze. Parlare con lui del futuro del territorio e della Calabria alla luce delle possibilità offerte dal Pnrr è quasi una scelta obbligata. Di seguito l’intervista esclusiva nella sua versione integrale. Qual’è il futuro della Calabria?
«Abbiamo la nostra grande occasione – ci dice – per quella che viene considerata la programmazione in Italia legata al Pnrr, ma, a mio avviso, non bisogna fermarsi solo per quanto riguarda il Pnrr. Anche la programmazione 2021/2027 e parte della rimodulazione 2018/2020 possono costituire, con i grossi fondi disponibili, delle buone occasioni. È necessario, però, mettere a terra queste risorse con una visione di futuro ben precisa. Noi abbiamo tentato di farlo come Confindustria con la redazione della cosiddetta Agenda Calabria che è indirizzata a mettere insieme investimenti pubblici e investimenti privati per puntare ad una adeguata programmazione. Soprattutto una programmazione temporale. Riteniamo che per quanto riguarda gli investimenti pubblici siano indispensabile una tempistica avanzata e fatti e dati concreti».
Qui si vive in un territorio difficile con grosse carenze e scarsità di infrastrutture. Che futuro ci può essere?
«Partiamo dalla prevista realizzazione del Ponte sullo Stretto. Noi siamo per la realizzazione del Ponte; ma non pensiamo che la realizzazione del ponte debba essere un cattedrale nel deserto. Il ponte deve essere un attrattore di infrastrutture. Parliamo di infrastrutture ad alta velocità ma anche a tutto ciò che riguarda la costa ionica a partire dalla SS. 106, di elettrificazione della linea ferrata che va da Sibari a Reggio Calabria, e sappiamo che purtroppo sembra sia stata definanziata dal Pnrr per essere rimodulata su altri fondi. Dopodichè insieme alle infrastrutture pubbliche di cui la nostra Calabria ha molto bisogno per colmare il gap con le altre Regioni c’è la necessità di investire sul sistema economico.«Noi nell’agenda Calabria abbiano indicato una serie di idee e di proposte molte delle quali hanno trovato accoglienza nelle linee guida che sono state licenziate ai primi di agosto dalla giunta regionale. Si punta su innovazione, sulla sostenibilità e su un sistema produttivo che sia di alta innovazione e quindi di tecnologia, di capitale umano con elevate competenze, digitale, sostenibile e soprattutto internazionalizzato».
Da anni si parla delle Zes come possibile volano economico di sviluppo ?
Come Confindustria assieme al sindacato abbiamo sviluppato un memorandum con il commissario Zes Calabria, Giuseppe Romano. Sappiamo, perché lo abbiamo appreso dal Ministro Fitto, che le Zes riguarderanno non solo alcune zone ben precise delle altre regioni ma anche l’intero Meridione e quindi pure la Calabria dove, ad esempio, il Porto di Gioia Tauro costituisce un nostro grande punto di forza. Ma ci sono altre possibilità e credo che la Zes calabrese possa diventare una forza trainante per lo sviluppo. Ovviamente questo è un fatto positivo ma aspettiamo di leggere i contenuti prima di fare delle considerazioni che potrebbero cozzare con la realtà».
Per la Calabria la situazione in questo momento sembra positiva ma, viste le esperienze del passato, quali possono essere i rischi che si corrono e quali, se ci sono,i fattori positivi per la nostra Regione?
«I fattori che potrebbero far perdere le risorse sono la debolezza della macchina amministrativa. Ho sostenuto e sostengo che spostare i fondi del Pnrr ad altri finanziamenti non è la stessa cosa. Il Pnrr obbliga a serrare i tempi e rispettare i protocolli. Nel passato tutti gli altri fondi non hanno dato grandi risposte e molti sono andati perduti. Ci possono essere, quindi, fattori negativi sia nella progettazione sia nella messa a terra. Bisogna, quindi fare affidamento a un necessario drastico cambiamento della situazione e non sarebbe male chiedere al Governo la possibilità di farci dotare delle figure neessarie anche utilizzando dei nuclei di progettazione e dei professionisti validi per fare in modo che si possano colmare le carenze dei Comuni e si possano superare le problematiche legate alla fase di progettazione e alla eventuale fase di realizzazione delle opere. Questo è un rischio che la Calabria ha e che noi dobbiamo scongiurare. D’altra parte questa è l’opportunità che ci può consentire non dico di colmare il Gap con le altre Regioni ma almeno di poter fare un salto di spesa nel nostro sistema produttivo ed economico. Abbiamo assolutamente bisogno di avere una crescita economica soprattutto per frenare l’emorragia dei giovani».
«Noi purtroppo stiamo perdendo i nostri cervelli migliori e questo pesa enormemente. Per quanto riguarda i punti di forza posso dire che siccome siamo la Regione a maggior ritardo di sviluppo, siamo anche quella che ha le maggiori possibilità di crescita. Una grande risorsa sono le bellezze naturali e di conseguenza lo sviluppo del Turismo legato alle sue grandi potenzialità. In questo momento ci troviamo in una splendida località che può fare la differenza. Ovviamente possiamo puntare sulle attività culturali, sull’agriturismo, sulle tradizionali risorse enogastronomiche. Soprattutto ci si può, e si deve, concentrare sulle “fabbriche” del futuro, su quelle sostenibili, su quelle digitalizzate, su quelle per i giovani, ma che non siano di natura contingente. Risorse ci sono ma bisogna saperle cogliere». «Sono anche convinto – questa è una visione prettamente personale – che alcune risorse del Pnrr produrranno benefici solo per brevi periodi. Noi dobbiamo adattarli, invece, ad una visione del futuro». A proposito di questo qual’è la sua convinzione personale sul futuro?
«Io non conosco pessimisti di successo, bisogna essere ottimisti ma con un ottimismo della ragione. Ciò anche perché finalmente abbiamo le risorse per fare un reale cambiamento; quindi dobbiamo essere ottimisti per forza e, soprattutto trasmettere questo ottimismo, per quanto è possibile, a tutti i calabresi. Il cambiamento nel nostro Paese ci può essere e la Calabria può realmente recitare un ruolo fondamentale. Non dimentichiamo che siamo situati in una zona strategica, un luogo di eccellenza che è il Mediterraneo. Possiamo quindi recitare un ruolo fondamentale ma bisogna essere consapevoli che tutto dipende da noi stessi».